Messina, Ilaria ha sciolto la droga e poi l’ha bevuta
È alta, bionda e bella la ragazza che ha passato i «cristallini» a Ilaria, la vittima di questa «droga cattiva», pronta domenica notte a scioglierli nell’alcol senza sapere di uccidersi a 17 anni, in riva al mare di Messina. E rischia grosso Giada, 18 anni appena compiuti, il padre nel corridoio della Mobile dove la interrogano, anche se si difende dicendo di avere fatto «solo un favore», di avere ricevuto «quei cosi, quei “cristallini”», le loro pasticche, una sorta di ecstasy, la porcheria ingurgitata da Ilaria, da un’altra giovane dark indicata come la spacciatrice, ancora senza nome.
Conferma che, anche fuori dalle discoteche, lo strazio di Messina s’è consumato fra le pieghe di una movida degli eccessi segnata dal dilagare di alcol e droghe forse malamente tagliate, appunto «cattive». Una buona ragione perché, in attesa dei risultati dell’autopsia eseguita ieri, il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita pensi già all’ipotesi di accertamenti estesi ad altre regioni.
Sfilano in questura e parlano, parlano e accusano, i ragazzi del cerchio disastrato all’interno del quale si muoveva Ilaria. Ma per arrivare a questa prima svolta sono dovuti ricomparire sulla scena i due ragazzi eclissatisi per due giorni, un maggiorenne e una sedicenne che ha subito vuotato il sacco, portata in questura, mano nella mano, dalla madre e da un avvocato.
Per due giorni erano rimasti entrambi a casa celando la verità ai genitori, ma quando la polizia li ha individuati sono corsi alla Squadra mobile per raccontare l’ultima passeggiata dai ritrovi del Duomo dove avevano preso la «roba» alla spiaggia del Ringo, sosta finale. È la sedicenne a confessare tutto davanti al capo della Mobile Giuseppe Anzalone, agli altri funzionari, al sostituto procuratore della Repubblica Stefania La Rosa e al procuratore dei minorenni Andrea Pagano: «Ilaria ha sciolto i cristallini, ha bevuto, è crollata...»
Tutti impegnati a convocare a ruota due, quattro, dieci ragazzi, quasi tutti invitati con cortesi chiamate al telefono. Non per Giada che alle cinque della sera si ritrova quattro agenti sotto casa, la madre terrorizzata, il padre avvertito mentre nei panni di muratore passava il ducotone a casa del nonno, anche lui per ore e ore nel cortile della questura.
E il cortile si trasforma in un luogo attraversato da ragazzine insaccate in tute nere strette da cinte borchiate, pelle bianchissima da stagione invernale, capelli arrotolati o rasati, unghie scure come il trucco pesante. Si incrociano e si sfiorano genitori trafelati, spaventati. Come lo stesso papà di Giada, infuriato: «Ecco l’effetto degli amici sbagliati. Mia figlia? Generosa, a modo suo. Dice di avere fatto un piacere, passando qualche cosaccia da una all’altra. E questo può essere accaduto. Ma in questo caso lei sa chi le ha dato ‘sta roba. Ed è chiaro che la polizia glielo chieda. Ma se così è, deve dirlo chi gliel’ha data».
E viene fuori l’identikit della presunta spacciatrice, «capelli a ricci viola, denunciata in passato dai suoi stessi genitori per uso di droghe, buttata fuori casa...». Arriva una madre con il compagno e prova a chiamare il marito per avvertire che la figlia è nei guai. Non si sentono da tempo. Un ispettore di polizia compone il numero: «Buonasera, la sua ex moglie la cerca perché vostra figlia ha bisogno di un avvocato».
Genitori in apprensione da una parte e genitori in lacrime all’obitorio dove per il funerale di stamane papà e mamma si riprendono il corpo senza vita di Ilaria, negando incomprensioni o incomunicabilità familiari. Come s’affretta a fare uno dei tre fratelli nati da precedenti convivenze del padre mostrando il motorino appena regalato alla ragazza. E lo scooter viene indicato come «prova» del clima disteso nella casa di Catarrati, il quartiere in cima a una delle fenditure aride che in inverno diventano fiumi in piena. Uno degli inferni di Messina da dove Ilaria voleva fuggire. Scegliendo la via peggiore.
Non c’entra invece la droga nella morte di uno studente universitario di 27 anni nella discoteca «Il Ciclope» di Marina di Camerota: lunedì notte Crescenzo Della Ragione è stato colpito alla testa da un masso, caduto durante un nubifragio da una parete di roccia a strapiombo sulla pista. Il locale ora è sotto sequestro. (Corriere)
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