cronaca

Mauvais livres, in libreria il nuovo saggio di Chiara Frugoni

Redazione Pubblico Dominio
Pubblicato il 19-11-2020

È dedicato  a San Francesco e il Natale di Greccio

"Al tempo di san Francesco il 25 dicembre veniva già rappresentata nelle chiese, attraverso recite di ragazzi e sacerdoti protagonisti, la notte di Natale, oppure sulla mensa dell’altare veniva messa una tavola che aveva per soggetto la Natività. Quindi non è vero che san Francesco inventò il presepio, è vero invece che il suo fu un presepio molto speciale. Come mai chiese ad un amico di procurargli solo il bue e l’asino, due animali vivi e un po’ di fieno, e non volle che fossero presenti né Maria né Giuseppe né il Bambino? Francesco era stato in Terrasanta durante la quinta crociata ed era rimasto molto colpito dalla violenza dei crociati che portavano la morte in nome di Cristo. Tornato in patria, fece celebrare in cima alla montagna di Greccio (in provincia di Rieti), all’aperto, la messa, per l’appunto alla presenza del bue e dell’asino, davanti alla greppia piena di fieno. Predicò con grande dolcezza della nascita del “Bimbo di Betlemme”. Voleva rendere visibili i disagi in cui si era trovato il Bambino Gesù nella grotta di Betlemme per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, raccontando come venne posto in una mangiatoia, sul fieno, tra un bue e un asino. I due animali non facevano però parte del racconto evangelico ma figuravano nei Vangeli apocrifi, quelli cioè che la Chiesa non ha mai riconosciuto come scritti dai quattro evangelisti. Ed ecco la spiegazione di quella strana scelta del santo. Per i padri della Chiesa, ad esempio per sant’Agostino, il bue rappresenta gli ebrei, l’asino i pagani, il fieno l’ostia salutare. Francesco pensava che gli infedeli (ebrei e musulmani) avrebbero conosciuto Cristo nel tempo, secondo il disegno provvidenziale del Salvatore. La pace è il punto centrale del progetto di Francesco, instancabilmente ricercata per tutta la vita, pace che coincide con l’essenza stessa del Natale: “Pace in terra agli uomini di buona volontà”, come annunciano gli angeli nella notte santa.

Francesco, con la sua rappresentazione, volle far capire che non era necessario andare fino in Terrasanta per toccare i luoghi di Cristo, né massacrare e rapinare per raggiungere questo scopo. Betlemme era dovunque, anche a Greccio, perché i cristiani dovevano ritrovare Betlemme dentro il loro cuore e ricordarsi del messaggio di amore e di pace di Cristo che avevano dimenticato. Infatti Tommaso da Celano, il biografo di Francesco, scrisse che in quella notte Greccio era divenuta «una nuova Betlemme». La predica di Francesco fu così trascinante che ad un devoto sembrò di vedere Francesco che sollevava un bambino morto, facendolo rivivere. Perché? Perché il messaggio evangelico era morto nel cuore dei fedeli e Francesco l’aveva risuscitato. La proposta di Francesco era però in controtendenza con la linea della Chiesa, che al suo tempo sosteneva la crociata e chiedeva ai crociati di combattere ed uccidere. Come documentano le fonti e il ricco apparato iconografico unito al libro, si cercò in ogni modo di ostacolare il messaggio di pace di Francesco, e di svuotarlo del suo significato così difficile da accettare, anche se radicato nel Vangelo. Proprio gli affreschi del ciclo francescano di Assisi, svela l’autrice, ne sono la prova più eloquente".

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