L'appello di Assisi a Israele: "Gerusalemme sia luogo di pacifica convivenza tra i popoli"
Le immagini giunte in questi giorni da Gerusalemme – le porte della Basilica del Santo Sepolcro chiuse per protesta – ci hanno toccato profondamente
Il Sepolcro che accolse il corpo di Gesù e fu poi testimone della sua risurrezione è il luogo storico e ideale in cui è radicata la nostra fede.
In comunione con la Custodia di Terra Santa ci siamo rattristati all’annuncio di misure politiche e amministrative contrarie a una tradizione consolidata; misure che, se attuate, rischiano di penalizzare fortemente la presenza cristiana in Terra Santa.
Il nostro sguardo da Assisi alla Terra Santa è in continuità con la testimonianza di san Francesco che, ottocento anni fa, inviò i suoi frati, che si sono resi benemeriti, per otto secoli, della custodia dei Luoghi Santi, e ora sono preoccupati, insieme con i fratelli di altre confessioni cristiane, per la prospettiva di imposizioni, dettate forse da pur rispettabili considerazioni amministrative, ma che non tengono sufficientemente conto della specificità di questi luoghi e delle opere sociali connesse.
Vorremmo per questo far giungere un appello ai leaders di Israele a ripensare l’intera questione. Un appello caldo e amichevole, tanto più sentito da questo vescovado di Assisi, dove l’amicizia con Israele è inscritta nelle pietre, dato che, all’epoca del secondo conflitto mondiale e delle persecuzioni razziali, proprio in questo edificio, come in altre case della Città, tanti ebrei trovarono una cordiale ospitalità. Fu una piccola luce, nella notte tragica della “shoah”. Una memoria che rinnova costantemente il nostro dolore, e ci rende ancora più cari i membri dell’antico popolo dell’alleanza, tutti gli ebrei del mondo, che, da cristiani riconosciamo nostri fratelli amati.
Non entriamo nelle dinamiche di ordine sociale e politico di quanto si è dibattuto in questi giorni a Gerusalemme. Preghiamo perché si ritrovino i termini di un dialogo sereno e costruttivo. Non pensiamo solo ai cristiani. Ci sta a cuore l’ armonica convivenza di quanti vivono a Gerusalemme, auspicando, per questa Città unica al mondo, un definitivo assetto politico e amministrativo ispirato alla giustizia e al suo carattere universale.
Come Vescovo della Città del Poverello, dando voce a tutta la Diocesi, e, in essa, in particolare ai francescani delle diverse famiglie, in unione di sentimenti con la stessa Amministrazione civica, mi rallegro per la decisione di Israele di riaprire il dialogo istituendo una commissione che affronti il tema con il necessario ascolto delle parti. Abbiamo speranza che il caso possa essere risolto nel rispetto della storia e del bene comune
In un mondo di guerre, Gerusalemme sia luogo di pace. Tutte le persone di pace – ce lo aspettiamo innanzitutto dagli stessi ebrei, residenti in Israele e sparsi in tutte le nazioni del mondo –, levino in tal senso la loro voce: Shalom!
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