L’estate di Fra Giuseppe a produrre pasta e taralli insieme ai detenuti
La bella testimonianza del giovane frate pugliese che ha partecipato al progetto "Senza Sbarre”
Il suo agosto lo ha trascorso tra i più dimenticati ed emarginati, proprio come avrebbe voluto San Francesco. Un giovane frate minore francescano di Andria, che attualmente vive nel convento del "Beato Giacomo" di Bitetto, racconta le sue “vacanze speciali” nella Masseria San Vittore sede del progetto diocesano "Senza Sbarre".
Fra Giuseppe Piarulli, questo il nome del frate, la definisce una esperienza di lavoro "contemplativo”. Il progetto si preoccupa nello specifico di attuare l'esecuzione della misura alternativa al carcere, con l'obiettivo finale della re-integrazione sociale attraverso il lavoro quotidiano.
“TUTTO E’ SCOMPARSO”
«Quando la mia fraternità formativa mi ha chiesto di fare un'esperienza in una comunità riabilitativa di detenuti - scrive al portale andriaviva.it - ho avvertito dentro di me un leggero timore, forse preso anche da quei stereotipi che comunemente associamo a questi uomini, ma allo stesso tempo ho sentito di poter donare tanto». In realtà, appena è arrivato in masseria, «tutto quello che si era venuto a creare nella mia testa, è scomparso, lasciando il posto ad una realtà accogliente e familiare».
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DETENUTI “ATTENTI E PREMUROSI”
«I ragazzi - prosegue fra Giuseppe - fin da subito si sono mostrati molto attenti e premurosi nei miei confronti, stupiti dal fatto che un frate rimboccasse le maniche del proprio saio e lavorasse con loro. Le giornate in masseria trascorrono attraverso il lavoro: le stesse mani che nel passato si sono macchiate di reato, ora con l'aiuto di Dio, si prodigano per produrre prodotti di qualità a sostegno dell'intera comunità».
TARALLI E PASTA FRESCA
Il lavoro consiste principalmente nella produzione di taralli e pasta fresca e nella coltivazione dei terreni da frutto. «Lo scopo del lavoro, per questi uomini come per tutti noi, come scrive anche san Francesco nel suo Testamento, non è per la cupidigia o per la sete del guadagno, per sentirsi qualcuno di importante - evidenzia il giovane frate francescano -. Il lavoro è, certo, per il proprio sostentamento, ma anche per il bene delle persone, per prolungare l'attività creatrice di Dio e quindi per contribuire alla bellezza del creato».
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LA SOPRAVVIVENZA
Vivere in comunione con persone che non fanno parte dello stesso nucleo familiare «non è semplice - ammette fra Giuseppe -. Ancor di più, lo è in un contesto del genere, con uomini che, nella maggior parte dei casi, in passato "sopravvivevano" cercando il modo di prevaricare sugli altri a proprio vantaggio, ora invece gli stessi, si ritrovano in una comunità, diversa dal carcere, dove non c'è bisogno di "fregare" l'altro per sentirsi qualcuno, oppure intimorirlo per sottometterlo». A San Vittore ogni giorno, conclude il francescano, «si cerca di far comprendere l'importanza della rieducazione, attraverso l'esempio concreto».
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