cronaca

Il fotoreporter eroe. In Siria per illuminare le terre oscurate

Redazione
Pubblicato il 12-02-2019

“Cosa è andato a fare in Siria, non conosceva i pericoli della guerra?”. Ancora una volta, dentro e fuori la rete, risuonano i ragli di chi mal sopporta che esistano ancora donne e uomini che hanno nel cuore la voglia di conoscenza, il desiderio di “Illuminare” le terre oscurate, la tensione a scalare i muri del razzismo, dell’omertà, della vigliaccheria che diventa complicità.


Gabriele Micalizzi, ora fuori pericolo, è un fotoreporter di razza, un professionista capace e rigoroso, uno che ha vinto i principali premi di fotografia.


Lavora nel collettivo Cesuralab , quello dove lavorava anche Andrea Rocchelli, ucciso in Ucraina dal fuoco dei mercenari, oggi a giudizio nel tribunale di Pavia.


Micalizzi e Rocchelli sono stati i nostri occhi e le nostre orecchie in Siria, in Palestina, in Ucraina, nei campi di Rosarno dove i caporali  calpestano la dignità umana, senza distinzione di etnia, fede religiosa, colore della pelle.


Senza il lavoro dei Gabriele, degli Andy e dei loro simili, non avremmo conoscenza delle stragi e dei massacri.


Lo stesso desiderio di conoscenza che ha animato la vita di Giulio Regeni, che giornalista non era e non voleva essere, di Antonio Megalizzi colpito dal fanatismo integralista, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, assassinati perché stavano indagando sui traffici d’armi e sul lucroso commercio di rifiuti tossici e nocivi.


A queste donne e a questi uomini, a chi ha perso la vita per raccontare ed onorare l’articolo 21 della Costituzione, sarà dedicato il congresso della federazione della stampa che aprirà i suoi lavoro oggi a Levico Terme, perché loro non se la sono “Andata a cercare”, ma sono stati ammazzati perché stavano cercando di garantire a ciascuno di noi il diritto ad essere informati, senza il quale l’ordinamento democratico e costituzionale è destinato a perire.


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