cronaca

I dati sulla presenza degli stranieri in Italia

Elvira Ragosta
Pubblicato il 31-10-2020

Stabile, mal conosciuta e strutturalmente indirizzata all'irregolarità: il dossier immigrazione Idos e Confronti

In un mondo con sempre più migranti, il Dossier statistico 2020 parte dai dati globali per arrivare ad analizzare il fenomeno dell’immigrazione in Italia. Nel 2019 la quota di migranti internazionali ha raggiunto quota 272 milioni. “Le migrazioni a livello internazionale – dice a Vatican News Luca di Sciullo, coordinatore del dossier e presidente di Idos - crescono con il ritmo di 14 milioni ogni due anni, ormai una persona ogni 30 nel mondo è un migrante. Sono raddoppiati i così detti migranti forzati, cioè i profughi, quelli che scappano da guerre, carestie. Tuttavia, sia l'Europa che l'Italia rispondono con l'innalzamento di muri e con politiche di respingimento”. Ad ospitare il  maggior numero di migranti, oltre 89 milioni, è comunque l’Europa, seguita da Asia, America, Africa e Oceania. Riguardo alla presenza straniera in Italia l’annuario socio-statistico, presentato questa mattina, sottolinea come essa sia stabile, mal conosciuta e strutturalmente indirizzata all’irregolarità.

I dati italiani

Se l’aumento annuo netto degli stranieri residenti in Italia alla fine 2019 è lievissimo, per la prima volta da anni si è assistito a una diminuzione dei non comunitari regolarmente soggiornanti, ma, sottolinea il documento, è probabilmente aumentata la presenza di non comunitari irregolari. Una serie di tabelle e info-grafiche mostra dati e statistiche da cui emerge che tra i residenti stranieri in Italia, il primo Paese di provenienza è la Romania, seguita da Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, India, Bangladesh, Egitto e Pakistan. “In Italia – aggiunge il presidente di Idos - l'immigrazione numericamente è statica e questo è il primo anno in cui i non comunitari sono diminuiti di 102mila unità e tuttavia abbiamo visto crescere la presenza irregolare. Questo a causa di leggi molto vecchie, inadeguate, che producono strutturalmente il rischio di irregolarità. Sappiamo, infatti, che i migranti irregolari sono vittime di sfruttamento anche grave sul piano lavorativo, oltre che facile preda di organizzazioni criminali”.

Immigrati e lavoro 

Se è ormai chiaro che la pandemia da Covid-19 ha segnato fortemente il mondo del lavoro e l’occupazione a livello globale, nel 2019  un leggero aumento dell’occupazione ha interessato i lavoratori stranieri in Italia. Il 10,7% di tutti gli occupati a livello nazionale era infatti costituito da stranieri con lavoro regolare, mentre i disoccupati, di cui più della metà donne, rappresentavano il 15,6% di quelli totali del Paese. Qeuesti numeri sono legati ad occupazioni precarie, di bassa manovalanza e sottopagate, in cui sono maggiormente impiegati gli stranieri, mentre solo il 2,6% di essi ha un impiego qualificato. Anche sul versante delle retribuzioni si registra uno scarto del 24% del salario medio mensile rispetto ai colleghi italiani.

Gli effetti della pandemia sull’immigrazione

Vista con gli occhi di molti migranti, la pandemia ha arrecato problemi aggiuntivi o aggravato situazioni di vita già difficili. Sono 10 i capitoli del Dossier 2020 che analizzano il fenomeno delle migrazioni alla luce della diffusione del nuovo coronavirus. Un approfondimento, ad esempio, è dedicato, al lavoro dei migranti nell’agricoltura: durante l’emergenza Covid-19 è aumentato fino al 20% il numero dei braccianti stranieri nelle campagne italiane, ma a fronte di un incremento dell’orario di lavoro - e delle ore lavorate e non registrate – è conseguito un peggioramento delle condizioni lavorative, nonché della retribuzione. Non è andata meglio per il lavoro domestico, dove sono immigrati la maggior parte degli 850mila lavoratori. Qui, nonostante la regolarizzazione messa in atto, sottolineano Idos e Confronti, c’è stata una perdita di 13mila posti. Nel lavoro autonomo, le imprese gestite da immigrati, che si concentrano maggiormente nel settore edile e del commercio e che per i tre quarti sono ditte individuali, nel primo semestre del 2020 hanno subito una flessione del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Appartenenza religiosa e pluralismo

La maggioranza degli stranieri residenti in Italia (51,9%) è costituita da cristiani, che sono 2 milioni e 749mila. Di essi, più della metà sono ortodossi (1 milione e 532mila), seguiti da cattolici (940mila) e da protestanti (235mila); i musulmani sono invece un terzo del totale. A seguire, ebrei, induisti, buddisti e credenti di altre religioni orientali. “Gli immigrati, lo sappiamo, sono portatori di pluralismo religioso – aggiunge Di Sciullo - però anche qui bisogna sfatare molte false credenze. Per tanti anni abbiamo creduto fossimo davanti a un'invasione di stranieri, cosa non vera, ma soprattutto un'invasione di musulmani. Ecco, questo non trova alcun riscontro nei dati. La presenza musulmana tra gli stranieri ammonta a circa 1 milione 700mila, su un totale di 5 milioni e 300mila, ma vorrei sottolineare anche i 250mila atei o agnostici tra gli stranieri, il che mostra che anche tra gli stranieri non è vero che ci siano integralisti religiosi, ci sono anche persone laiche che non si riconoscono in nessun credo”.

Immigrazione e integrazione

Per il coordinatore del Dossier c’è molto da fare sul versante dell’integrazione: “Purtroppo una politica carente dal punto di vista della gestione delle migrazioni e che andrebbe rivista, perché datata di 22 anni, non consente e non ha consentito fino ad ora di dedicarsi molto alla integrazione. Pensiamo, ad esempio agli studenti stranieri, che sono il 10% di tutta la popolazione scolastica, che hanno sofferto l'esclusione per il lockdown perché molti di loro non avevano dispositivi che consentissero la didattica a distanza. Quindi - conclude Di Sciullo - c’è da riprendere il tema dell’integrazione perché ne va del futuro delle nostre società”. (Vatican News)

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