cronaca

Francesco e Galaad

Franco Cardini
Pubblicato il 13-03-2021

Cosa lega le Fonti alla ricerca del Graal?

Francesco era alla ricerca del Graal? Nel nostro faticoso percorso proviamo a tornare ai suoi Scritti per una lettura meno superficiale. Come i cavalieri della Tavola Rotonda, Francesco è un errante: per tre volte descrive se stesso e/o i frati come vagabondi. Nella Regula definitiva bullata nel 1223: E come pellegrini e fo- restieri in questo mondo, servendo al Si- gnore in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia. Cercava il Graal?”. Queste parole, non le ha firmate il solito sprovveduto “cercatore del Graal”, il solito “cacciatemplari e venditore di fumo”. Macché. A firmarle è il medievista francese che oggi va per la maggiore come studioso di Francesco d’Assisi, quasi il number one al riguardo o uno che lo diventerà tra breve. Ma ci sta prendendo in giro? Per nulla. Vediamo alcuni fatti.

Nel lustro fra 1225 e 1230 si verificano, quasi contemporaneamente, il Transito di Francesco – asceso al cielo la sera del 3 ottobre 1226 – e un paio d’anni dopo, nel 1228, canonizzato a velocità record, più “santo subito” di così... e, in Francia, la composizione di uno straordinario romanzo mistico arturiano, opera forse di un monaco cistercense, dal titolo La Queste del Graal. Ora, occhio alle date, nel 1215 c’era stato il Concilio lateranense IV che aveva legittimato il dogma della transubstantiatio già definito nel 1180. Era ormai articolo di fede che le specie del pane e del vino, benedette dal sacerdote nel corso del rito della messa, divenivano realmente carne e sangue di Nostro Signor Gesù Cristo. Francesco è un devoto profondo del mistero eucaristico. E stando alla visione di frate Pacifico riferita in autorevoli fonti francescane, quali la Compilatio Assisiensis e lo Speculum Perfectionis, e approdata quindi al Memoriale in desiderio animae di Tommaso da Celano – redatto verso la metà degli Anni Quaranta del Duecento per passare poi una ventina d’anni più tardi alla Legenda maior di Bo- naventura da Bagnoregio –, a lui è destinato in cielo il seggio altissimo che prima della caduta era occupato da Lucifero.

L’episodio è stato anche affrescato da Giotto nella Basilica superiore di Assisi. Ebbene: il fatto è che nella Queste del Graal attorno alla Tavola Rotonda ci sono i seggi di Artù e dei suoi cavalieri, tutti rifulgenti d’oro e di gemme, bellissimi: ma il più ricco e alto, il “Seggio Pericoloso”, è carico di una sua arcana terribilità e nessuno può occuparlo né osa sedervi- si. Finché alla corte di Camelot arriva il giovane “Cavaliere desiderato”, Galaad figlio di Lancillotto e discendente dalla stirpe regale di David, che vi prende con naturalezza posto. Galaad, abbigliato dei fatidici colori cavallereschi vermiglio e argento, che sono i medesimi colori del Cristo risorto, è evidentemente alter Christus. Ma che cosa lega le fonti francescane alla Queste del Graal, ed entrambe all’or- mai certa legittimazione del dogma eu- caristico del quale la devozione del Graal è simbolo? È un alter Galaad Francesco, cui è destinato in cielo il Trono che fu già di Lucifero? È un alter Franciscus Galaad, che siede serenamente sul Trono Pericoloso che atterriva i cavalieri della Tavola Rotonda? E sono entrambi figura del Cristo?

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA