Firenze, le suore: Così abbiamo scoperto i ladri
I rumori, le urla, le monache che corrono in tutto il convento dando vita a caccia senza sosta con l’ottantenne suor Tiziana che prova addirittura a placcare uno dei ladri. Non è il sequel del film Sister Act ma è quanto accaduto lunedì sera nel monastero francescano di via Vittorio Emanuele II a Firenze. «Eravamo in refettorio, pronte per la cena, quando abbiamo sentito dei passi provenire dal primo piano — racconta suor Mariangela, la madre superiora — All’appello non mancava nessuna di noi e quindi a quel punto è scattata una vera e propria caccia all’uomo». Le venti monache temerarie si sono divise in gruppi e, senza alcuna paura, hanno iniziato a controllare palmo a palmo sia il loro edificio che il grande giardino esterno. Alcune stanze erano completamente a soqquadro «ma fortunatamente non mancava nulla — aggiunge suor Margherita — Anche perché non abbiamo neanche un euro, quindi a quei lazzaroni è andata male. Hanno scelto il convento più povero della città».
Il racconto
Dopo qualche minuto le urla di suor Tiziana hanno richiamato l’attenzione di tutte le altre consorelle: «Mi sono trovata il ladro di fronte — rammenta l’arzilla e coraggiosa ottantenne per nulla scossa dall’accaduto — aveva il volto coperto da un passamontagna ed era accompagnato da un altro uomo che però è riuscito a fuggire prima di lui. Mentre cercavo di bloccarlo e di chiudere la porta in attesa che arrivassero i carabinieri, l’uomo mi ha dato uno spintone facendomi cadere a terra. Ma io sono una donna forte e quello strattone mi ha fatto solo un po’ solletico». Precisando di non avere alcune intenzione di fare polemica, le suore francescane di via Vittorio Emanuele II lamentano però di aver chiamato per ben due volte le forze dell’ordine, «che sono arrivate solo perché abbiamo insistito. Probabilmente se avessero inviato velocemente una macchina sarebbero anche riuscite ad arrestare i ladri».
Il tour dei ladri
Prima di entrare nel convento i malviventi avrebbero «visitato» anche le ville confinanti (quelle di via Massaia): sono state ancora le monache detective a ricostruire la dinamica e a consegnare ai carabinieri alcune buste ritrovate nel loro parco contenenti diversi oggetti di bigiotteria. Non solo: suor Mariangela, suor Tiziana e suor Margherita sono perfino riuscite a capire da dove fossero entrati i ladri e come poi sono fuggiti: «Hanno scavalcato il muro di recinzione e si sono diretti verso il nostro convento, ma quando li abbiamo scoperti sono scappati da un’uscita secondaria. Su via Vittorio Emanuele II c’era un altro uomo ad aspettarli e aveva una macchina sportiva di colore grigio. Dobbiamo ringraziare i nostri vicini che ci hanno messo sul chi va là dopo aver visto quelle persone aggirarsi attorno al monastero». Di una cosa le monache francescane sono certe: non si tratta di ladruncoli occasionali ma di veri professionisti: «Lo abbiamo capito dal fatto che per entrare nel convento invece di infrangere il vetro di una delle finestre lo hanno tagliato così da non fare rumore; poi con una specie di piede di porco hanno sollevato la barra di ferro che bloccava la porta. Siamo riuscite anche a recuperare la borsa con tutti gli attrezzi da scasso che si erano portati dietro. Speriamo abbiano capito che con noi non si scherza...». (Antonio Passanese-Corriere Fiorentino)
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