Conti: Siamo gocce che fanno un mare
“Ho vissuto sulla mia pelle l’importanza della solidarietà”. Sono le parole di Carlo Conti, che da anni conduce l’importante maratona solidale in diretta su Rai Uno dal Sacro Convento.
L’8 giugno è una data importante. Ti troveremo ad Assisi...
Non sbagli. Immancabile, il mio appuntamento annuale che in qualche modo finisce nel modo migliore una stagione televisiva, anche quest'anno ho il privilegio di concluderlo con voi ad Assisi. Questa meravigliosa raccolta fondi che ti fa in qualche modo sentire utile e importante e fa sì che il nostro leggero e frivolo lavoro serva a qualcosa di concreto con una manifestazione importante come Con il cuore - Nel nome di Francesco, che ricordiamo come sempre è in diretta su Rai Uno e su Radio Rai Uno.
Una nuova ripartenza...
Come lo scorso anno ci siamo inventati una nuova formula di questo evento televisivo, prima erano tantissimi ospiti, poi ci siamo spostati davanti alla Basilica, fuori da quel meraviglioso prato verde. C'era soltanto il grande Gianni Morandi, abbiamo tra l'altro scherzato e parafrasato il suo mondo d'amore, c'è un grande prato verde dove nascono speranze. In quel prato verde è nata la speranza di una ripartenza. Ci abbiamo messo un annetto e nel frattempo ne sono successe un po' di tutte...però insomma l'arrivo dei vaccini credo sia la speranza di una ripartenza reale e concreta questa volta.
L'anno scorso solo Gianni Morandi, quest'anno abbiamo un duetto...
Lasciamo un po' di suspense. Possiamo dare indicazioni che stiamo lavorando su un cognome che è anche un principe e un cognome è anche un numero. Ma di più non possiamo ancora dire niente...
E poi ovviamente tante tante testimonianze, molte al femminile. Ci collegheremo con le mense francescane, per far vedere concretamente chi andremo ad aiutare. E voglio sottolineare le tante famiglie che come Sacro Convento avete aiutato direttamente, le persone che vi avevano scritto, verificando le reali condizioni, c'è un frate che è partito ed è andato materialmente a consegnare i soldi. Il segno della concretezza dei francescani.
L'anno scorso abbiamo raccolto quasi 2 milioni di euro. Secondo te perché gli italiani sono così generosi con Assisi e con quello che proponiamo?
Per quello che rappresenta la serata, la concretezza di quello che ogni anno abbiamo dimostrato che i francescani hanno fatto, anno per anno, materialmente facendo vedere proprio cosa è stato costruito nelle missioni, dove sono andati i soldi, i pranzi e le cene date alle mense francescane, quindi qualcosa di concreto. E poi se ci penso da un lato purtroppo questa pandemia ha creato tanti nuovi poveri, ma dall'altra parte ha creato anche tanto risparmio, ci sono delle famiglie che hanno continuato a lavorare e ad avere stipendi e hanno speso meno perché non sono andate al ristorante o in giro. Queste famiglie hanno potuto accantonare. Ecco allora sono sicuro che si continueranno a mettere la mano sul cuore, per aiutare i meno fortunati.
Il tuo appello: perché bisogna donare?
Partiamo proprio da questa cosa che diceva san Francesco: per restituire. Quelli che possono, hanno l'occasione di restituire quello che hanno avuto dalla vita. Chi ha avuto l'opportunità di accantonare dei risparmi... Basta poco, perché poi sono tutte le singole gocce. Una goccia per ciascuno di noi è niente, ma tutte le gocce insieme fanno un mare. E questo mare di solidarietà dovrà arrivare direttamente a chi ha bisogno. È un dare e avere. E poi, chi fa del bene, riceverà del bene: a seminare bene, si raccoglie del bene.
Cosa significa per te solidarietà?
Innanzitutto un restituire quello che la vita mi ha dato. Sapendo da dove sono partito e dalle difficoltà che nella prima fase della mia vita ha avuto la mia mamma nel tirarmi su. Un suo racconto, che tornata dal funerale del mio babbo, che è morto quando avevo 18 mesi, rientrata a casa con la disperazione di non avere nulla se non questo bambino di 18 mesi, la provvidenza, come dice lei, santa Rita – non me ne voglia santa Chiara – ha trovato nella cassetta della posta 500mila lire. Sono partito con questo esempio fortissimo di solidarietà vissuto sulla mia pelle, è giusto che per quanto mi riguarda restituisca tutta la fortuna che ho avuto nella vita
Anche san Francesco nei suoi scritto parla di “restituire”. È il segno del contatto francescano.
Forse inconsciamente lo sapevo, ho avuto la fortuna di fare comunione e cresima con i francescani a Firenze...
Abbiamo perso un grande artista, Franco Battiato. Un tuo ricordo.
Il mio ricordo più bello è proprio ad Assisi, passare con lui una giornata nella mensa francescana, arrivare fino in biblioteca, col custode della biblioteca che toccava con attenzione gli scritti coi guanti bianchi e non ebbe il coraggio di dire al maestro Battiato che si era messo a toccare questi libri di non toccarli. Ho passato più la giornata a guardare lui che tutto il resto. E poi l'emozione che ci ha regalato cantando La Cura, una delle canzoni più belle che siano mai state scritte. Ecco, prendendo a prestito il testo di Battiato, nella serata di Con il Cuore, quest'anno cercheremo di prenderci cura degli altri.
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