cronaca

CEI: libertà di culto violata. Verso un protocollo per messe

GIACOMO GALEAZZI Ansa - CIRO FUSCO
Pubblicato il 27-04-2020

Il governo promette di intervenire dopo la dura nota della Chiesa

L'ira della Cei piomba sulla proroga del blocco delle messe. Durissima presa di posizione della Chiesa. «I vescovi italiani - scrive la Cei in una nota- non possono accettare di vedere compromesso l' esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l' impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».

I vescovi ricordano le parole impegnative che erano state espresse dal ministro dell' Interno, Luciana Lamorgese per una ripresa del culto nella fase due: «Sono allo studio del governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto». E così in serata la presidenza del Consiglio annuncia di aver preso atto della comunicazione della Cei e che nei prossimi giorni ci sarà un protocollo per le messe.

D'altronde nel mondo cattolico il malumore serpeggiava da giorni. «O la chiusura vale per tutti o per nessuno. Non esiste la minima ragione scientifica per questa vergognosa disparità di trattamento», è la tesi del neurochirurgo e psichiatra Massimo Gandolfini, portavoce dell' Associazione Family Day e direttore del Dipartimento di neuroscienze e chirurgia testa-collo a Brescia, una delle città più colpite dal Covid-19.

«In Italia non c' è un governo laico ma una dittatura anticristiana- aveva affermato il professor Gandolfini-. Il 25 aprile sono state consentite manifestazioni per la Festa della Liberazione come quelle di Milano e Roma con assembramenti, mentre è vietato partecipare alla messa in chiese di centinaia di metri quadri nelle quali ci sono tutte le condizioni ottimali per garantire il rispetto delle misure anti-contagio».

Sui siti, social e blog tradizionalisti da settimana fioccano le accuse ai vescovi di subalternità al governo per lo stop alle funzioni religiose durante il lockdown. Un'escalation di attacchi culminata proprio il 25 aprile sulla «Nuova bussola quotidiana» nel grido: «Loro in piazza, noi a casa senza libertà. Prove di regime».

Nelle diocesi l'interruzione delle messe pubbliche è stata accettata invece come inevitabile. «I pastori sono stati messi dal Signore a protezione del gregge e la salute pubblica è il bene primario- sintetizza l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, vicepresidente dell' episcopato siciliano-. Non partecipare fisicamente alle funzioni liturgiche non significa spegnere la fede. La religione non deve diventare pretesto per dividere».

Adesso, precisa il presule, «è il momento del ritorno ad una s icura libertà di culto». L' urgenza - indicava la Cei - sono i funerali. «Negli ultimi giorni - ragiona Pennisi - non abbiamo potuto celebrare le esequie di un bimbo di tre anni, di un ex presidente dell' Azione Cattolica e dei genitori di un sacerdote. Ripartiremo rispettando le regole e mettendo a norma le parrocchie per le messe, ma continueremo l' attività a distanza con i bambini del catechismo e le videochiamate e i tamponi a personale e anziani nelle nostre case di riposo» .

È necessario riprendere nella maniera più saggia, osserva il direttore del giornale della Cei «Avvenire», Marco Tarquinio. «Immagino che così come c'è stata sana creatività pastorale nella chiusura, dovrà esserci nella riapertura». (La Stampa)

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