cronaca

Carlo Acutis, esempio di 'santità giovanile'

ORAZIO LA ROCCA
Pubblicato il 10-10-2020

Beato 2.0, ha spiegato la fede con il gergo dei ragazzi

Per papa Francesco “Carlo Acutis è modello di santità giovanile nell'era digitale”. La signora Antonia Salzano, mamma di Carlo, parla del figliolo come di un “predestinato”, “esempio” di giovanissimo che “spontaneamente, per libera scelta, ha precocemente seguito e messo in pratica gli insegnamenti di Cristo e del Vangelo”, senza nulla togliere “allo studio, al tempo libero, ai giochi e, soprattutto, ai suoi interessi per il mondo dell'informatica”. Evidentemente, alla luce della breve intensa vita vissuta dal giovane Carlo, hanno ragione entrambi, sia la mamma che il Pontefice, che non a caso, oltre a citarlo, significativamente, nella lettera apostolica Christus Vivit come “modello di santità” per i ragazzi e le ragazze di oggi, lo eleva agli onori degli altari il 10 ottobre 2020 proclamandolo Beato, pur essendo scomparso ad appena 15 anni compiuti, nel 2001. 

Signora Antonia, non è frequente che nel corso della storia della Chiesa una madre abbia la possibilità di assistere alla beatificazione del proprio figlio. Il 10 ottobre ad Assisi vedrà il suo piccolo Carlo ascendere gli altari col titolo di Beato e sedere accanto ai giganti della santità di ieri e di oggi. Solo per citarne qualcuno, Francesco di Assisi, maestro di vita del suo figliolo, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II. Cosa prova?

Provo qualcosa di indescrivibile, insieme a tutta la mia famiglia, mio marito Andrea, i fratelli di Carlo Michele e Francesca. Il sentimento che prevale è la gratitudine. Ma mi permette di aggiungere un aspetto che mi sta molto a cuore e che mi piace esternare senza timore di toccare alcuni aspetti più intimi dei miei sentimenti di mamma… È vero che la vita di Carlo è stata breve, 15 anni appena. Quasi il volo di una luminosa cometa in un cielo stellato, dove però ha lasciato segni indelebili fin dai primi anni. Lo dico senza farmi condizionare da falsi pudori, Carlo era speciale. Lo ha dimostrato subito, anche da bambino, ubbidiente, educato, rispettoso. Con la Prima Comunione, presa a 7 anni, ha praticamente scoperto il fascino della fede e dei sacramenti 'applicati' alla quotidianità: assistendo alla Messa tutti i giorni, facendo la Comunione e seguendo tutte le attività legate alla sua età, la scuola, lo studio, il tempo libero, seguendo la sua squadra di calcio del cuore, il Milan, ma dimostrando una precoce capacità di utilizzare le tante risorse del computer, che diventa subito il suo mezzo di riferimento per diffondere anche la parola di Dio, gli insegnamenti della Chiesa; l'attenzione e la cura per i poveri, anche attraverso opere di carità concreta aiutato costantemente dal nostro domestico Rajesh, induista della casta sacerdotale bramina in seguito convertito al cattolicesimo. Per questo non mi ha sorpreso molto che alla sua morte, a causa di una leucemia fulminante, Carlo si stato ricordato per le sue doti umane e religiose, e soprattutto per il suo esempio. Oserei dire, un predestinato.

Ma con quali ragionamenti Carlo spiegava il suo rapporto con la fede applicata alla vita quotidiana?

Parlava con le scelte, gli esempi, lo stile di vita segnata sempre dagli insegnamenti della fede cristiana, che per lui poggiava su due capisaldi indelebili, la figura di Cristo e le scelte radicali di san Francesco. È vero che ogni giorno pregava, seguiva la Messa, recitava il rosario, rispettava i sacramenti. Ma la preghiera per Carlo non era fine a sé stessa. Qualche volta spiegava la sua scelta per l'aiuto ai poveri con un esempio fulminante, che non lasciava nessun dubbio interpretativo: Dio, diceva, si dona a noi attraverso l'Eucaristia; per lo stesso motivo noi dobbiamo donarci agli altri, specialmente i più deboli, con l'aiuto, la vicinanza, la condivisione. Da qui i suoi quotidiani giri nelle zone di Milano per aiutare clochard, senza fissa dimora, bisognosi, scelte di umana radicalità fatte da un bambino-adolescente con la forza e la determinazione di un adulto. Era questo il modo con cui mio figlio metteva in pratica la vita dei sacramenti, aiutando i poveri, ma preoccupandosi anche di stare vicino ai compagni di scuola bisognosi di essere sostenuti negli studi.

Con l'Eucaristia e i sacramenti Carlo ha avuto sempre un rapporto molto intimo. Come lo spiega?

Vero. Spiegarlo forse non è possibile. Specialmente davanti al modo spontaneo con cui si sentiva attratto dalla fede, che qualche volta spiegava, spiazzandoci, con pensieri, espressioni e parole tipici dei giovani.

Ad esempio?

Come non restare indifferenti davanti al parallelo che Carlo era solito fare tra l'Eucaristia e l'autostrada? La quotidiana Eucaristia, ci diceva, 'per me è l'autostrada che ci porta a Dio, che si è donato a noi col corpo e col sangue di suo Figlio Gesù'. Altra tipica espressione di Carlo, 'nasciamo tutti originali grazie alla benevolenza del Nostro Signore, ma poi corriamo il serio rischio di morire fotocopie'. In parole povere, Dio, Nostro Padre, quando ci dà la vita, ci offre anche la piena libertà di scelta, sia nel bene che nel male. Sta poi a noi, solo a noi, discernere la direzione giusta, restando sempre originali al disegno Divino, o diventare solo fotocopie proprio di quel disegno Divino a causa delle nostre scelte sbagliate. Parole non casuali, ancora più spiazzanti e significative perché dette da un adolescente che non nascose mai la sua totale fiducia in Dio.

Un adolescente molto precoce in materia di sacramenti...

Vero. Carlo fu battezzato nel 2001 a Londra dove in quel periodo risiedevamo per motivi di lavoro. Fu cresimato in seguito a Milano dove ci eravamo trasferiti, nella parrocchia di Santa Maria Segreta. A soli 7 anni, grazie ad una dispensa speciale della Curia, la prima Comunione nel monastero di Perego delle suore Romite Ambrosiane. Da qui, la scelta totale di seguire i sacramenti e l'Eucaristia, ogni giorno, con le preghiere nella vita quotidiana, nella scuola e nel tempo libero.

Adolescente approda al Liceo Classico all'Istituto Leone XIII, della Compagnia di Gesù di Milano, che frequenta per pochi mesi a causa della leucemia. Tuttavia, padre Roberto Gazzaniga, gesuita, incaricato della pastorale, ne parla dicendo che «l’essere presente e far sentire l’altro presente è stata una nota che mi ha presto colpito di lui». Un tratto caratterizzante che emerge nel rapporto con i coetanei e con la sua passione per l'informatica messa a disposizione di tutti e, soprattutto, per la diffusione della fede cristiana. È così?

Sì. La morte precoce lo ha strappato troppo in fretta ai suoi affetti, familiari e amicali, e alla scuola. Purtuttavia nel suo breve cammino adolescenziale ha dimostrato di essere un genio dell'informatica, per la quale Carlo era dotato di un'intelligenza superiore, grazie alla quale si era impegnato a diffondere nella rete gli insegnamenti del Vangelo, la vita dei Santi ed una mostra on line sui miracoli, diffusa in tutti i continenti come una vera e propria mostra itinerante. Come dire, che un ragazzo di Milano, pur prematuramente scomparso, da solo ha portato Cristo nel mondo attraverso i canali più seguiti dai giovani, la Rete delle Reti. Ecco perché papa Francesco lo ha nominato esempio di santità giovanile nell'era digitale.

Il dolore di una mamma che ha perso il figlio quindicenne potrà essere in qualche modo attenuato dalla beatificazione?

Perdere un figlio è un dolore che non auguro a nessuno. Ma siamo grati per la beatificazione di Carlo che da lassù non ci ha mai lasciati soli. Come mamma, come famiglia Acutis, pur nel nostro grande dolore, abbiamo accettato la volontà di Dio sull'esempio di Giobbe che nella Bibbia dice 'il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nostro Signore'. Siamo certi che questo nostro sentimento non dispiace al nostro Carlo, ora che riposa ad Assisi.

Nato a Londra, cresciuto a Milano, sepolto ad Assisi. Come dire, Carlo, nuovo giovanissimo beato cittadino del mondo. Ma perché la scelta di riposare ad Assisi?

Carlo era innamoratissimo di san Francesco, a cui ha fatto sempre riferimento per le sue scelte a favore di poveri, malati e bisognosi. Noi, come famiglia, abbiamo una casa ad Assisi. È stato quindi naturale per mio figlio chiedere di essere sepolto nella città del Poverello, il santo che lui tanto amava. E così è stato. Ma quando il vescovo di Assisi, monsignor Sorrentino, lo ha accolto nella Basilica della Spoliazione, il luogo dove san Francesco si spogliò in pubblico per dedicarsi, povero tra i poveri, ai bisognosi, inutile dire che siamo rimasti piacevolmente sorpresi, commossi. È da lì, dalla basilica della Spoliazione francescana, che Carlo continuerà a viaggiare sull'autostrada che porta a Dio, senza mai dimenticarsi di chi lo ha amato e di quanti continueranno ad avere bisogno del suo esempio. 

 

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