cronaca

Anniversario terremoto del 1997: "Quello che decidevamo la sera lo facevamo la mattina"

Roberto Pacilio Andrea Cova
Pubblicato il 26-09-2017

Il lavoro fatto dopo il terremoto del 1997, in soli due anni, è stato enorme e di grande successo

Il lavoro fatto dopo il terremoto del 1997, in soli due anni, è stato enorme e di grande successo. Basti pensare alla ricostruzione delle volte crollate (300mila frammenti degli affreschi di Giotto e Cimabue, 200mq di affreschi, 26mila mattoni e 1200 metri di fessure passanti). Basti pensare alla messa in sicurezza del complesso monumentale e della torre campanaria.



Sono 80mila i pezzi, ognuno di due-tre centimetri quadrati, che non sono ancora stati riposizionati sulle vele crollate. Sarebbe necessario un programma informatico in grado di poter leggere i piccoli frammenti già catalogati per poter ricomporre la vela del Cimabue.



Un'impresa riuscita benissimo grazie alla selezione dei frammenti, fatta dagli studenti dell’Università della Tuscia, diretti e coordinati dalla professoressa Maria Andaloro, dai docenti e dagli allievi dell'Istituto Superiore Centrale di Restauro, diretto dal Professore Giuseppe Basile, e dalla Sovrintendenza dell'Umbria, nella persona della dottoressa Paola Passalacqua.



Finora ne sono stati posizionati 220mila (l’80% nella vela di Giotto e il 20% in quella di Cimabue), grazie all'opera di 20 restauratori professionisti, spinti dalla passione e dalla competenza del commissario straordinario per il restauro di allora, Antonio Paolucci.



Affreschi di grande valore, spezzettati in migliaia di frammenti e custoditi in due stanze blindate, il caveau, il laboratorio di restauro diretto dal Professor Sergio Fusetti, capo restauratore e conservatore della Basilica di San Francesco



Un'opera colossale realizzata in tempi rapidi grazie alle professionalità, ma anche - e forse soprattutto - a una burocrazia snella. Quello che si decideva la sera, infatti, lo si metteva in pratica il giorno successivo. Oggi si parla di scuola di Assisi.

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