cronaca

Andrea in sedia a rotelle tra le api per aprire gli alveari ai disabili

Max Firreri Avvenire.it
Pubblicato il 16-03-2021

Dalla diffidenza all’amore è stato un soffio. Il rapporto di Andrea con le api è nato per necessità: «Non avrei mai pensato di diventare un vero studioso del loro mondo, così perfetto da rimanere senza fiato». Quarantatré anni, con una discreta esperienza in informatica, Andrea Licari di Marsala (Trapani) dal 2007 è affetto da sclerosi multipla progressiva e si muove aiutandosi con una sedia a rotelle, diventata ormai ausilio necessario. Da 13 anni la vita di Andrea, cambiata in un baleno dopo due improvvise cadute che sono suonate come campanelli d’allarme, è diventata una storia da raccontare. Soprattutto per lo strano rapporto filiale che è riuscito a costruire con le api, sino a diventare uno dei pochissimi apicoltori in carrozzina in Italia, e forse l’unico esperto disabile. Proprio così, un rapporto fatto d’amore e – in maniera straordinaria – anche d’aiuto.

«È stata la malattia a farmi scoprire il mondo delle api – racconta Andrea – da quando ho iniziato la mia battaglia contro la sclerosi». L’avvio delle cure da protocollo, la fiducia affidata alla comunità scientifica, il ricovero presso il Bonino Pulejo di Messina... «Ma ogni volta che tornavo a casa ero distrutto, perché un ciclo di terapia per molti di noi è davvero pesante». Nonostante la malattia, però, Andrea non ha mai mollato la passione per l’informatica e il web: «Dopo il 2008 la Rete è stata ancora di più l’oceano da cui attingere infinite risorse anche per il 'sapere'. Così ho iniziato a studiare la sclerosi multipla, a conoscerla meglio e a cercare tutte le possibili cure per tentare di frenarla, anche quelle alternative. Così, tra i quasi mille siti, blog e forum consultati in tutto il mondo, ho trovato una espressione che mi è balzata subito agli occhi: veleno d’api. Da lì è iniziato questo rapporto viscerale e d’amore con questi straordinari insetti».

Lo studio del veleno d’api (e soprattutto dell’utilizzo che se ne fa in Oriente) è iniziato allora e non si è più fermato, al punto tale che oggi Andrea è uno dei pochissimi esperti in Italia. «È un ottimo antinfiammatorio naturale – spiega – e ho avuto l’occasione di sperimentarlo sul mio corpo. Basti pensare che in 1,5 mg di veleno sono contenuti ben 78 principi attivi riconosciuti dalla comunità scientifica. La prima volta che ho iniziato con le punture d’api, premunendomi però di un kit d’emergenza per eventuale shock anafilattico, non ho sentito immediatamente un gran sollievo, poi invece piano piano lo è davvero diventato, in modo da farmi sentire meno dolori». Si comincia con la puntura di una sola ape, poi si arriva a 40 ogni 48-72 ore; adesso Andrea è in grado di raccogliere il veleno in purezza e senza recare nessun danno. 

Ovviamente bisogna avere sotto mano la 'materia prima', cioè più famiglie d’api. E l’esigenza è diventata una passione: oggi Licari, seppur in sedia a rotelle, si è scoperto apicoltore e gestisce 10 alveari, oltre a conoscere il mondo delle api a 360 gradi: dal miele alla pappa reale, dalla cera alla propoli e ovviamente al preziosissimo veleno. La disabilità non ha dunque fermato Andrea, che continua a inseguire il sogno della guarigione. Ma intanto si è creato un’attività parallela ed è diventato divulgatore dei segreti delle arnie, che ha appreso dapprima seguendo l’apicoltore Nino Bebba, poi frequentando nel 2010 Carlo Amodeo (uno dei massimi esperti della materia in Sicilia) e innamorandosi con lui dell’ape nera sicula, quindi nel 2014 organizzando il primo corso per professionisti nel Sud sul veleno d’api. Ormai Andrea si muove tra le api spesso senza scafandro, le tiene in mano quasi ad accarezzarle, e il suo sorriso davanti alla malattia disarma. Ora ha un altro sogno: realizzare un apiario didattico senza barriere e socio-inclusivo proprio nella sua città, in collaborazione con Anffas Marsala: «Il terreno lo abbiamo già individuato e stiamo raccogliendo i fondi tramite una campagna di crowdfunding sul sito www.biopassioni.it». (Avvenire.it)

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