Aleppo sotto le bombe, novanta vittime
Nuovo sfregio proprio mentre sono in corso ennesimi sforzi per riuscire a ristabilire il cessate il fuoco
Una pioggia martellante di razzi e bombe sganciati da aerei hanno appiccato un immenso incendio a ciò che resta di Aleppo, una volta la seconda città della Siria. Nuovo sfregio proprio mentre sono in corso ennesimi sforzi per riuscire a ristabilire il cessate il fuoco concordato fra Russia e Usa ma di fatto mai rispettato fino in fondo. In fiamme le strade del quartiere Bustan al-Qasr dove gli aerei hanno sganciato bombe incendiarie al fosforo. Si contano decine di morti. La tv panaraba Al Jazeera ha riferito che le vittime tra i civili dei bombardamenti delle forze siriane e russe sono circa 90, molti dei quali sono bambini e adolescenti. Secondo alcuni testimoni ci sarebbero stati più di 150 raid aerei nelle ultime 24 ore. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha anche affermato che in un raid su Beshqati, ad ovest di Aleppo, sono stati uccisi 12 membri della stessa famiglia, tra i quali 6 minorenni.
AIUTI BLOCCATI IN TURCHIA. Gli aiuti alimentari destinati ad Aleppo est, nelle mani dei ribelli, e bloccati al confine siriano dalla scorse settimana, scadranno lunedì. Lo ha detto l'Onu chiedendo alle autorità di Damasco di autorizzare le consegne. "Quaranta camion sono fermi al confine turco-siriano" ha detto il capo della task force umanitaria per la Siria, Jan Egeland. "Gli autisti dormono al confine, lo fanno da una settimana, perciò per favore presidente Assad, faccia la sua parte per consentirci di arrivare ad Aleppo est e alle altre aree assediate" ha detto Egeland. Intanto L'Onu oggi un convoglio umanitario si è diretto verso un'area assediata nella zona di Damasco, segnando la fine della sospensione degli aiuti decretata in seguito all'attacco di lunedì in cui sono morti una ventina di operatori. Abbiamo ripreso gli invii sulla base di un imperativo umanitario", ha spiegato il portavoce dell'agenzia umanitaria Onu, Jens Laerke.
ASSAD: LA GUERRA CONTINUERA'. In un'intervista esclusiva all'agenzia Ap, il presidente siriano Bashar al Assad è tornato sul bombardamento compiuto, e ammesso, dalla Coalizione internazionale a guida Usa sabato su una base delle forze siriane nella provincia orientale di Dayr az Zor, che ha provocato oltre 60 morti. Per lui l'attacco è stato "sicuramente intenzionale" e ha avuto lo scopo di fare fallire il cessate il fuoco. Accuse "ridicole", le ha definite il portavoce del Dipartimento di Stato John Kirby. Assad ha detto anche che la guerra "si trascinerà" ancora per un periodo indefinito di tempo, addossandone la responsabilità ai Paesi che appoggiano i ribelli: gli Usa, l'Arabia Saudita, la Turchia e il Qatar.
PROSEGUONO I NEGOZIATI USA-RUSSIA. A New York dov'è in corso l'Assemblea generale dell'Onu il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, hanno avuto un faccia a faccia per parlare della crisi siriana. Mercoledì Kerry aveva chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu che la Russia facesse pressioni su Damasco affinché tenesse a terra i suoi caccia. Lavrov aveva risposto che non ci sarebbero stati "altre pause unilaterali", sostenendo che la tregua era stata usata dai ribelli per riorganizzarsi. "Non vi è un'alternativa" all'accordo tra Russia e Usa sulla soluzione della crisi in Siria, ma le possibilità della sua attuazione "sono diminuite" ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Serghei Riabkov, che ha definito "non praticabile" la proposta di una sorta di no fly zone in alcune aree chiave della Siria.
SOLDATI TURCHI AL CONFINE. Ankara sembra prepararsi a un intervento più consistente nel nord della Siria, preparando circa 41.000 soldati. Lo riporta il quotidiano turco filogovernativo Yeni Safak. A spingere in questa direzione è il timore che le forze dell'Esercito libero siriano si rivelino insufficienti a controllare l'area liberata dal Daesh, una volta che l'operazione militare Scudo dell'Eufrate si spingerà ancora più a ovest per liberare la città di al-Bab. I 41mila militari turchi costituirebbero una sorta di piano B, legato anche alle informazioni che vorrebbero al-Bab difesa da 4mila jihadisti, mentre i combattenti dell'Els sarebbero non più di 1.800.
(Avvenire)
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