Verso Assisi. No al linguaggio della violenza
che rischia di intaccare la democrazia dalle fondamenta
Tra un mese ci ritroveremo ad Assisi per la marcia della pace e mai come quest’anno questa manifestazione offre l’occasione per importantissimi spunti di riflessione, ma nello stesso tempo metterà insieme migliaia di donne e uomini che vogliono fare un percorso comune contro ogni forma di fascismo e di razzismo. Una giornata per dire no al linguaggio della violenza, che rischia di intaccare la democrazia dalle fondamenta. Un linguaggio al quale non rinunciano neppure i politici, spesso pronti a utilizzare parole di odio che hanno creato un clima diventato insostenibile. Oggi più che in passato si avverte l’esigenza di rimettere le parole a posto. E anche i giornalisti devono fare la loro parte. In questa estate di dolori e veleni anche la nostra categoria ha alimentato – in rare occasioni, per fortuna – una comunicazione violenta e aggressiva. Basti ricordare alcuni titoli urlati in prima pagina, per i quali in alcuni casi sono stati ravvisati anche gli estremi per un procedimento disciplinare.
Con piacere ho apprezzato e sostenuto gli sforzi degli organizzatori nel voler inserire, alla vigilia della marcia da Perugia ad Assisi, il seminario: “Le parole non sono pietre, la carta di Assisi”. Sarà l’occasione per confrontarci entro il perimetro della formazione continua sul principio fondamentale della nostra professione: il diritto di informare. E non va mai sottovalutato il nostro ruolo, nonostante i tentativi di mettere il bavaglio da parte dei potenti di turno. Sono davvero tanti i giornalisti che con le loro inchieste illuminano le periferie, dove nell’ombra dell’omertà trova terreno fertile il malaffare. Ci sono colleghi che vivono sotto scorta perchè hanno avuto il coraggio di smascherare le mafie. Giornalisti che vengono continuamente minacciati e che possiamo difendere e sostenere riprendendo le loro inchieste con la scorta mediatica. Approfondiremo il dibattito sul ruolo dei giornalismi confrontandoci prima di metterci in marcia. E l’Ordine dei giornalisti proverà a offrire il suo contributo.
Segretario nazionale Ordine dei Giornalisti
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