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Una partita a biliardino con il Papa, ecco il venerdì della Misericordia di Francesco

Redazione online Osservatore Romano
Pubblicato il 30-11--0001

Una partita di biliardino, una bella merenda con pasticcini e leccalecca, e anche l’ascolto di un brano rap con la cuffia dello smartphone: Papa Francesco ha voluto vivere il suo decimo «venerdì della misericordia» con una piccola festa in mezzo a bambini e ragazzi ospiti di una casa famiglia. E così alle 15 del 14 ottobre ha fatto una vera e propria sorpresa ai giovanissimi ospiti del Villaggio Sos, a via Michelangelo di Pierri, in zona Boccea a Roma. È una struttura, hanno spiegato al Pontefice, che dal 1987 «accoglie temporaneamente bambini in condizioni di disagio personale, familiare e sociale, su segnalazione dei servizi sociali e del tribunale».



I piccoli non hanno nascosto stupore e gioia vedendo entrare il Papa nella loro casa. Una festa inaspettata vissuta insieme senza protocolli, in un clima di semplice familiarità, tanto che un bambino di due anni e mezzo ha offerto a Francesco il suo leccalecca. Il Papa — accompagnato dall’arcivescovo Rino Fisichella — ha visitato tutta la struttura, preso per mano proprio dai più piccoli che gli hanno mostrato le loro camerette e anche i loro giocattoli preferiti. E poi lo hanno portato anche nella zona verde, dove ci sono un campetto da calcio e un piccolo parco giochi.



Francesco non ha poi mancato di incoraggiare gli educatori. «Il vostro lavoro è importantissimo e speciale perché nessun bambino nasce per crescere da solo» ha detto. Inoltre il Pontefice si è informato dell’assistenza offerta ai bambini e alle loro famiglie — come ha poi raccontato Pier Carlo Visconti, presidente del Villaggio Sos — e ha voluto conoscere personalmente la storia di ciascun ospite prima di incontrarlo per abbracciarlo. Per tutti, ha aggiunto il direttore Paolo Contini, «la visita del Papa è stata un grande riconoscimento dopo anni di lavoro e fatica, ed è stato bello sentirsi scelti solo per il senso reale del nostro lavoro, senza che nessuno indicasse il Villaggio». Gli ha fatto eco Maria Grazia Lanzani Rodríguez y Baena, presidente dell’associazione per l’Italia: «Siamo commossi per l’incontro con il Papa, ha fatto un regalo immenso ai nostri bambini e ragazzi, e questo sarà per loro un ricordo indelebile».



Il Villaggio, spiegano i responsabili, «è composto da cinque case, in ognuna delle quali ci sono un massimo di sei bambini e bambine fino a dodici anni di età, insieme a una responsabile chiamata “mamma sos”». In sostanza, hanno detto a Francesco, «il Villaggio è strutturato in modo da riuscire a seguire e supportare i bambini durante la loro crescita, accompagnandoli come una famiglia vera e propria attraverso le varie tappe di crescita e di integrazione nella società». I bambini, infatti, «vengono accompagnati a scuola, frequentano la parrocchia e fanno sport». Da parte loro «i professionisti, residenti, non residenti o volontari, che operano nel centro, seguono i bambini per un periodo di diversi anni, contribuendo a creare rapporti umani stabili, che li aiutano a raggiungere un’adeguata autonomia». Ed è significativo che alcuni ragazzi scelgano di restare vicino alla struttura per avere un riferimento ma anche per dare una mano nelle attività quotidiane. «Questa ormai — racconta Megan, un ragazzo eritreo — è la mia casa: è molto tempo che sono qui, non mi sono mai voluto allontanare, voglio molto bene alle persone che ci lavorano».



Questo stile educativo, affermano i responsabili, «riprende il modello pedagogico e organizzativo del primo Villaggio Sos, fondato in Austria nel 1949 da Hermann Gmeiner, un giovane studente di medicina che, profondamente colpito dalle centinaia di bambini rimasti senza i propri genitori a causa delle devastazioni della guerra, aprì il primo Villaggio Sos, sviluppando un modello educativo vicino per umanità al calore di una famiglia vera, in forte contrapposizione al modello dell’orfanotrofio, diffuso a quel tempo».



Prima di far rientro in Vaticano, Francesco è andato a far visita al novantunenne cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ricoverato nella casa di cura Villa Betania, in via Pio IV. (Osservatore Romano)

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