Le visite dei pontefici

Intervista a Padre Aurel Gjerkaj, Ministro Provinciale Ofm Albania e Montenegro
Abbiamo intervistato Padre Aurel Gjerkaj, Ministro Provinciale Ofm Albania e Montenegro, sulla situazione nei conventi di Tirana, Bajzë e Laç dopo il terremoto del 26 novembre. Tre zone, colpite anche loro dal sisma dei giorni scorsi, dove i frati quotidianamente aiutano e sostengono la popolazione.
Com’è la situazione al momento nelle zone dove si trovano i vostri conventi?
Non è delle migliori. Piove e la terra continua a tremare. Moltissime persone preferiscono vivere all’aperto, nelle tende o nelle macchine, perché le case sono inagibili e c’è paura di una nuova forte scossa. La struttura del convento a Laç è danneggiata e abbiamo chiesto di montare nel giardino della nostra chiesa alcune tende per la popolazione rimasta senza dimora.
Nel paese di Bajzë c’è la stessa situazione di Laç: tetti crollati e case distrutte. A Tirana, invece, va un po' meglio perché essendo la capitale c’è maggiore attenzione da parte delle istituzioni e la macchina degli aiuti funziona meglio che in periferia. Tutta l’attenzione è per la zona dell’epicentro, ma anche nelle vicinanze ci sono diversi problemi e le persone sono spaventate.
Si aspettava tutta questa vicinanza?
Grazie a Dio abbiamo ricevuto tantissima solidarietà dalla comunità internazionale e dalle associazioni: aiuti alle persone, gruppi di soccorso, invio di tende e tanta tanta vicinanza. Segno di solidarietà umana molto forte che unisce.
Come sta reagendo il popolo albanese?
Anche se ferita la nostra nazione continua a mostrare la sua volontà di camminare in avanti, di riprendersi. Anche se ferita la nostra nazione continua a mostrare la sua grandezza d’animo aprendo le porte e i cuori alle persone nel momento del bisogno. Sono convinto che con l’aiuto di Dio e della comunità internazionale la gente si riprenderà da questa situazione terribile. Nelle disgrazie non manca mai l’aiuto e l’appoggio del Signore e la nostra comunità francescana sarà sempre vicina alla cittadinanza in modo particolare alle comunità più colpite.
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