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'Spazzatura' morale e urbana :la provocazione che viene da Francesco d'Assisi, uomo del XIII secolo

Marco Iuffrida
Pubblicato il 01-06-2017

La gentilezza, la cura, la meraviglia e la gratitudine diventano con Francesco un esercizio per l’uomo inserito nella vita cittadina e non una egoistica fuga dalla “spazzatura” urbana.

San Francesco ha amato ogni essere vivente. Anche i “rifiuti” della società. Ma riproporre questo commento senza approfondirlo vorrebbe dire circoscriverne l’accezione entro una sorta di sentimentalismo radicale. I fatti della vita di Francesco, invece, sono contrassegnati non solo da una consapevolezza rivoluzionaria della natura in quanto Creato di Dio ma da tutto un insieme di principi ecologici che da essa derivano: anche se la natura può indurre sofferenza, essa in pochi casi è realmente scabrosa, sporca, infida. La natura ha per Francesco la delicata ricchezza di un amore materno.

Francesco tratta il Creato come un’opera d’arte. La questione a lui più cara è la difesa dell’ambiente e propone per l’ecosistema una vera e propria tutela conservativa, con l’obiettivo di renderlo fruibile a tutti e allo stesso tempo consentendone il mantenimento nel tempo. Si fa piccolo Francesco di fronte alla meraviglia della natura e allo stesso tempo si pone come corresponsabile della sua grandezza nel futuro. Quello di Francesco è un progetto morale.

Per contrastare l’inquinamento, fatto anche di sfiducia, di relativismo, il fraticello non aveva di certo in mano un piano d’azione politico o tecnologico. Scelse di fare quello che era nelle sue possibilità e cioè consentì al suo interlocutore ipotetico di ricordare (da recordari, riportare al cuore) la preziosità delle qualità umane come forza per cambiare il corso dell’esistenza propria e altrui. Percepì l’urgenza di proteggere l’ambiente, inteso come insieme di rapporti simpatetici con tutto ciò che è vita. Oltre a restituire dignità a ciò che dalla società veniva ritenuto rifiuto, umano o non umano che fosse, questa visione sancì le basi per un dialogo equilibrato con la natura, un linguaggio nuovo lontano da qualsivoglia militanza e fatto di sola salvezza. Una salvezza non immaginaria, utopica, ma pratica e tangibile come il potere salvifico di una carezza accorta.

La gentilezza, la cura, la meraviglia e la gratitudine diventano con Francesco un esercizio per l’uomo inserito nella vita cittadina e non una egoistica fuga dalla “spazzatura” urbana. La responsabilità sociale verso l’ambiente che l’ideale francescano promuove corrisponde ad una provocazione esistenziale, urgente, realistica, dove all’armonia del cittadino nello spazio in cui vive corrisponde il senso della vita comunitaria.

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