Smettila di dare la colpa ai tuoi genitori
Cercare le cause, le colpe, le responsabilità; recriminare: prendersela con gli altri o con se stessi
“È colpa dei miei genitori”: è una delle frasi pronunciate più spesso dai pazienti che vanno in psicoterapia, soprattutto nelle prime sedute. Anche quando vengono giudicati, complessivamente, come dei buoni genitori, le colpe ci sono ugualmente: “Sono stati troppo morbidi con me, mi hanno protetto troppo, mi hanno fatto trovare sempre la pappa pronta”; o, al contrario: “Mi hanno caricato di troppe aspettative”. Insomma molti, quando le cose non vanno come speravano, tendono a individuare la causa nella generazione precedente, ma in questo modo la propria storia gira a vuoto e si rimane per tutta la vita “figli protestanti”.
Diventare adulti, un passo necessario
Ma se da un lato non c’è dubbio che il modo di essere dei genitori è un aspetto che influenza la formazione della personalità di ognuno, dall’altro va detto che, se veramente tutti i nostri guai dipendessero da loro, dovremmo risalire fino ai primi ominidi per trovare i veri responsabili dei problemi di oggi, perché ogni generazione dovrebbe dare la colpa a quella precedente! È evidente che ognuno, al di là delle influenze ricevute nell’infanzia e nell’adolescenza, a un certo punto della sua vita deve prendersi la responsabilità del proprio destino e, quindi, anche quella di risolvere i cosiddetti “danni” che inevitabilmente una mamma e un papà, tra le varie cose buone, hanno provocato. Se non riusciamo a fare questo necessario passaggio, lo sviluppo della nostra coscienza si blocca a un livello insufficiente ad affrontare la realtà adulta in modo adeguato.
Così esci dal nido una volta per tutte
1. Metti un argine
Tu non sei “solo” la tua storia. Sei anche altro. Se il passato continua a “demolire” il presente è perché tu glielo permetti.
2. Deponi le armi
Non continuare a condurre battaglie finite da anni, pronuncia un “così sia” a tutto ciò che ha contribuito a portarti dove sei.
3. Apriti al presente
È l’unica realtà per agire e cambiare in meglio. Nel presente hai tutto ciò che ti serve per essere felice: hai te stesso e la tua via, che è unica.
Non si può vivere dentro un “fermo immagine”
La nostra mente, appena può, tende a vedere le cause del nostro malessere all’esterno, a dare la colpa agli altri; e in effetti, se andiamo alla ricerca degli errori che i genitori hanno fatto con noi, quasi sempre ne troveremo. E infine perché la cultura del trauma instillata da una parte della psicologia moderna, ci fa porre l’attenzione in modo eccessivo sul passato o, meglio, solo sulla parte negativa del passato stesso.
Eppure sono proprio i momenti della vita nei quali ci sentiamo sotto scacco a offrirci la possibilità di uscire dal giustificazionismo, perché ci spingono a farci smettere di essere psicologicamente “figli” e a diventare adulti completi. Questo fondamentale passaggio di crescita si svolge in tre fasi. La prima è quella a cui si fermano in molti: uno sguardo più neutro nei confronti del passato.
Guardarlo come farebbe lo spettatore di un film, con trasporto ma anche con un certo distacco. Così si può evitare di emettere giudizi sommari e ingenerosi nei confronti dei genitori.
La seconda fase è quella dell’accettazione della propria storia. Non si tratta di rassegnazione o di sopportazione, ma della comprensione profonda del fatto che ognuno di noi deve affrontare, per legge di natura, degli ostacoli durante la crescita (tra cui, appunto, gli inevitabili errori dei genitori), e che “quelli lì” sono i propri specifici ostacoli. Se si è raggiunta una vera accettazione, non sarà difficile passare alla terza fase, quella della responsabilità personale, in cui diventa chiaro che gli unici che possono fare qualcosa per uscire dalla situazione siamo noi stessi, che non ha più alcun senso dare colpe agli altri e al passato.
La terza fase arriva quando si diventa veri protagonisti della propria vita: non conta più quale sia la causa antica dell’impasse attuale, ma solo l’atteggiamento con cui si affrontano i problemi. In questo modo, tutto quello che ci accade, di buono o di cattivo, sarà completamente nostro, non più di altri, e potremo viverlo con tutti noi stessi, senza i retaggi di psicologie che non ci appartengono. Con in più un grande regalo: acquisendo padronanza della nostra vita, perdoneremo i genitori per gli errori, veri o presunti, che da sempre gli attribuiamo.
Cercare le cause, le colpe, le responsabilità, recriminare: prendersela con gli altri o con se stessi. È la reazione tipica quando cadiamo in situazioni di disagio più o meno grave – dalla semplice tristezza all’ansia, alla depressione. Ma non è da quella parte che si trova la via d’uscita. La ricerca delle cause è spesso illusoria e ottiene solo il risultato di farci permanere in un’atmosfera mentale nebulosa e confusa.
Quando arrivano certi stati interiori, come la tristezza non è per caso o per dispetto. Sono segnali importanti che vanno ascoltati.
Percepirli senza cercare le cause, accettare il momento che si sta vivendo senza opporsi, sono atteggiamenti molto più terapeutici che non imporsi “reazioni” tutte basate sul “tener duro”, spesso più motivate dalla paura del giudizio degli altri che da una reale maturazione individuale.
Quel che conta è uscire da una visione generalista in cui i genitori sono i “colpevoli di tutto” e il tuo passato è “un macigno insormontabile”. Non è così. Superare questa visione permetterà di risolvere concretamente, nel presente, le reali conseguenze dei loro errori. Puoi farlo da solo o con l’aiuto di uno psicoterapeuta.
È impossibile vivere senza affrontare ostacoli: fanno parte della vita, fin da quando nasciamo. Prendi atto che quel che ti è accaduto nella prima parte della vita è una caratteristica del tuo personale destino, allo stesso modo del luogo, del tempo e del contesto in cui ti è toccato in sorte di vivere. Negativi o positivi, sono stati eventi ineluttabili. È la tua vita: accettala.
Adesso, dopo aver letto questo articolo, è arrivato il momento di prenderti la piena responsabilità della tua vita. Ormai non è più questione di colpe altrui, di traumi subiti, di ferite aperte. Non ci sono risarcimenti da cercare, giustificazioni da opporre. C’è solo da vivere con tutta la motivazione che puoi attivare per sognare fattivamente una vita da protagonista.
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA