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Scuole, servono 13 miliardi per colmare i ritardi

Redazione online Ansa - Angelo Carconi
Pubblicato il 30-11--0001

In Italia una scuola su tre si trova in una zona ad alto rischio di terremoti e solo l’8% è progettata secondo la normativa antisismica. Il 55% è stata costruita prima del 1976 quindi prima che fosse necessario avere un certificato di agibilità che infatti 6 scuole su 10 non hanno.




È quello che si ricava leggendo l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica del Miur. Sono dati stupefacenti, allarmanti. Ma quello che davvero è stupefacente, allarmante - e soprattutto sconfortante - è sapere che questi dati sono sempre gli stessi da troppo tempo. Il Miur li aveva presentati ad agosto del 2015 dopo venti anni di attesa. Già allora si trattava di dati incompleti e vecchi. Alcune regioni non avevano collaborato nonostante le insistenze dell’amministrazione centrale. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini e il sottosegretario Davide Faraone avevano assicurato, però, che entro il gennaio seguente sarebbe arrivato un aggiornamento con le informazioni mancanti e comunque più recenti. I mesi sono passati, i crolli si sono susseguiti, la fotografia deprimente dello stato dell’edilizia scolastica italiana è rimasta sempre la stessa. Secondo gli esperti, per mettere in sicurezza le scuole italiane bisognerebbe stanziare una cifra di almeno 13 miliardi di euro.



 

È questa indifferenza da parte di chi a livello locale dovrebbe inviare i dati - e inviarli corretti - a far capire più di ogni cifra quale sia il livello di interesse nei confronti del rischio sismico in momenti lontani dalle emergenze. È anche per questo motivo che il Miur ha in corso una rivoluzione dell’Anagrafe ma l’indifferenza e la superficialità restano inalterate. Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva nel 15% delle scuole sono state riscontrate lesioni strutturali, in gran parte (73%) sulla facciata esterna, nel 27% negli ambienti interni. Una scuola su sei presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato. Una scuola su quattro ha chiesto interventi di tipo strutturale che, in un caso su tre (29%), non sono stati mai effettuati. Nel 24% dei casi, sono intervenuti con molto ritardo, solo nel 14% tempestivamente.



 

Per capire qual è il rischio sismico di una scuola e definire come comportarsi ogni dirigente deve predisporre per il proprio istituto un Documento di Valutazione dei Rischi e un Piano di Emergenza. Come sottolinea Cittadinanzattiva in Abruzzo, soltanto il 27% ha redatto il Piano. In 8 scuole su 10 della Calabria, l’informazione risulta assente, in 4 scuole su 10 della Campania l’informazione è assente o non c’è il documento. Stessa situazione per il 25% delle scuole toscane e il 26% di quelle umbre nonostante i terremoti sperimentati nel corso degli anni.




Se questa è la fotografia delle scuole possiamo provare a immaginare che cosa accadrebbe in caso di terremoto. «Le campanelle che tutti usano nelle esercitazioni per lanciare l’allarme probabilmente rimarrebbero in silenzio - spiega Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva - La corrente elettrica va via durante un terremoto. Si correrebbe il rischio di inciampare negli zaini dei compagni di classe o di trovare i percorsi chiusi dai banchi disposti in modo sbagliato. Nelle scuole italiane si fanno molte esercitazioni antincendio e poche invece antisismiche e le regole da tenere sono del tutto opposte». Bambini e ragazzi non saprebbero che cosa fare. In base a un sondaggio lanciato dal sito Skuola.net il 28% degli studenti afferma di non aver ricevuto nessuna istruzione al riguardo dal suo istituto. Più di 2 ragazzi su 10 (il 22%) aggiungono di non aver nemmeno mai svolto una prova di evacuazione per simulazione di terremoto. E tra i fortunati che hanno svolto almeno un’esercitazione 1 su 3 circa dice di aver avuto difficoltà nell’eseguire le indicazioni perché erano state fornite troppo tempo prima. E al 3% nessuno ha mai spiegato come si sarebbe dovuta svolgere l’esercitazione. (Flavia Amabile - La Stampa)

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