SAN FRANCESCO TESTIMONE DI PACE E DI DIALOGO
TG1 DIALOGO TUTTI I SABATO MATTINA ALLE 8.20 SU RAI UNO
"Il dialogo è tanto importante, ma per dialogare sono necessarie due cose: la propria identità come punto di partenza e l’empatia con gli altri. Se io non sono sicuro della mia identità e vado a dialogare, finisco per barattare la mia fede.
Non si può dialogare se non partendo dalla propria identità, e l’empatia, cioè non condannare a priori. Ogni uomo, ogni donna ha qualcosa di proprio da donarci; ogni uomo, ogni donna, ha la propria storia, la propria situazione e dobbiamo ascoltarla. Poi la prudenza dello Spirito Santo ci dirà come rispondervi. Partire dalla propria identità per dialogare, ma il dialogo, non è fare l’apologetica. Il dialogo è cosa umana, sono i cuori, le anime che dialogano, e questo è tanto importante! Non avere paura di dialogare con nessuno" (papa Francesco)
I fatti legati al terrorismo internazionale ci dicono che abbiamo bisogno di educare le nuove generazioni al dialogo, all’incontro, al rispetto delle diversità, alla libertà religiosa, rispettando i diritti di tutti, soprattutto delle minoranze etniche e religiose. Dobbiamo superare pregiudizi e stereotipi, fobie e ingenui irenismi: l’umanità vive dei profondi conflitti che appaiono irrisolvibili senza l’impegno di ogni persona alla pace, alla giustizia, al rispetto delle differenze. Anche innanzi al desiderio di Gesù – che porta dentro di sé il sogno del Padre, ossia vedere gli uomini e le donne di ogni tempo e luogo fratelli e sorelle tra di loro –, san Francesco diventa un modello di unità, uno strumento di pace, un testimone e un profeta del dialogo e della comunione. Egli, infatti, aveva compreso che solo pacificando i cuori, le menti e le anime, ossia se stessi, sarebbe stato possibile vivere in questo mondo con gioia e restando in comunione con gli altri e in armonia con tutte le creature del Cielo e della Terra. Francesco, il Poverello, è testimone verace di chi, trovando pace in se stesso – riconciliandosi con il proprio “io” – riesce a scoprire la presenza degli altri (fratelli e sorelle) come dono ricevuto per sé direttamente dall’Onnipotente e Bon Signore.
L’unità è il segno di un cammino lunghissimo che l’umanità – e non solo le Chiese e le comunità cristiane – deve ancora compiere nel vissuto quotidiano, attraverso gesti semplici ma preziosi di accoglienza, di perdono, di confronto, di carità, di solidarietà, di comunicazione fraterna e serena. L’unità tra i cristiani, poi, deve diventare uno stile di vita, ossia una tensione profonda – più di un sentimento – che plasma e anima il lavoro quotidiano di noi tutti per il Vangelo, per la missione, per la pace.
Edoardo Scognamiglio - Teologo
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