SAN FRANCESCO, IL PREZIOSO TESTIMONE DELLA BELLEZZA DEL CREATO
Nel cuore di coloro che si unirono a Francesco, l’amore per il Creato che si può incontrare nel rapporto diretto con la natura apparve come l’opposizione ad una fallace società umana
Molte delle interpretazioni storiografiche della vita di San Francesco si sono focalizzate sull’alto grado di rispetto che il santo assisiate ha avuto per tutto il Creato, e sulla sua affinità con il mondo degli animali. L’opinione unanime degli storici è che questa vocazione al confronto con la natura ha rappresentato, con Francesco, qualcosa di nuovo e di rivoluzionario nella Cristianità.
Tuttavia esistono, nella tradizione agiografica, alcuni precedenti meno conosciuti di vite di santi che, oltre al più noto Sant’Antonio Abate, potrebbero essere accostate all’interazione di San Francesco con il Creato: è il caso di un santo del VII secolo, Cuthbert di Lindisfarne, proveniente da un’isola dell’arcipelago di Farne nel Nord-est dell’Inghilterra, e di Godric dell’abbazia di Finchale (situata nei pressi di Durham, Inghilterra) santo vissuto a cavallo tra l’XI ed il XII secolo. Ma nelle vite di questi due santi non vi è il medesimo atteggiamento “moderno” nei confronti delle risorse naturali, né quella sympatheia per tutti gli esseri viventi che si riscontra nelle vite francescane tramandateci da Tommaso da Celano e Bonaventura da Bagnoregio.
Il Cantico delle Creature, di cui è autore lo stesso Francesco, in aggiunta alle notizie degli agiografi, è un documento che permette di avere una percezione diretta del “naturalismo” del santo sviluppatosi contestualmente alla sua esperienza eremitica. L’attitudine di Francesco, che implica una serie di incontri ravvicinati con la natura per elevare tutto il Creato, era una tendenza che esisteva da secoli, esemplificata in precedenza dai Cistercensi. Ma ebbe nel santo di Assisi il suo compimento assoluto.
I temi principali della tradizione francescana sono legati al topos del Creato “amico”, di una natura non ostile all’uomo. Si riscontrano, però, alcuni miracoli di Francesco dove, alla base della narrazione, vi è lo scontro tra uomo e natura, come nell’episodio raccontato da Tommaso da Celano che riguarda la liberazione della città di Greccio dai lupi e dalla grandine: quando il santo la liberò da questi castighi la popolazione di Greccio visse prosperosa e serena; situazione, questa, che ricondusse inevitabilmente la città a ricadere nel peccato. La gente di Greccio, allora, fu punita con un ritorno più devastante di quei flagelli naturali, e un incendio vendicatore distrusse il borgo (Vita Seconda).
Altre informazioni che le fonti tramandano, forse meno miracolose ma più vicine al vivere quotidiano, bastano da sole a dimostrare il solenne patto di amicizia che Francesco instaurò con il Creato: un falco era solito preannunciare a Francesco, durante le notti di ritiro alla Verna, l’ora della preghiera nel momento esatto in cui il santo stesso era avvezzo ad alzarsi; ma quando il santo si ammalava e interrompeva le sue preghiere, il rapace si mostrava riguardoso e non dava così presto il segnale del risveglio (Vita Seconda). Un fagiano donato al santo divenne così legato a Francesco che si rifiutava di mangiare lontano da lui; in un altro episodio il santo chiamò a sé una cicala per cantare lode a Dio e questa lo fece finché Francesco non le chiese di smettere (Vita Seconda).
Nel cuore di coloro che si unirono a Francesco, l’amore per il Creato che si può incontrare nel rapporto diretto con la natura apparve come l’opposizione ad una fallace società umana, urbana, che basava tutto sul valore del commercio e dell’interesse: una teatrale e falsa recita. Mentre una vita che ruota nell’ambito del ciclo della natura, respiro puro del Creato, può dare luogo ad una cittadinanza più estesa, non racchiusa tra le mura dei limiti culturali della storia dell’uomo.
Marco Iuffrida
Storico
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