San Francesco, gli agnelli, le mosche. Il simbolismo della natura per il Santo di Assisi
Un episodio narrato da Tommaso da Celano racconta che un giorno Francesco e un suo compagno si imbatterono in un uomo che portava due agnellini sulle spalle, per venderli al mercato. Francesco, preso da pietà, sapendo che gli animali sarebbero stati venduti e mangiati, diede all’uomo il suo mantello barattandolo con i due agnellini (Vita Prima). Il centro di questa storia sta nel simbolismo che è alla base del rapporto di Francesco con il mondo degli animali. L’intenzione dell’uomo di vendere degli agnelli innocenti al mercato è la vera colpa ad essere criticata. La redenzione avviene attraverso un baratto che presuppone la carità piuttosto che l’attaccamento al denaro ed il gesto degli agnelli salvati dalla vendita è una delle manifestazioni del rifiuto francescano delle normali pratiche di una società improntata sul commercio.
Francesco ha amato tutti gli animali. Forse sarebbe più corretto dire che li ha amati quasi tutti. L’unica creatura non amata dal santo sembra essere stata la mosca. In molti episodi francescani il denaro è vincolato simbolicamente a questo insetto, tanto che un fratello che non riusciva a staccarsi completamente dai suoi beni venne appellato da Francesco come «frate mosca» ed espulso dall’Ordine (Vita Seconda). Ancora, in un altro caso, le mosche vengono associate al denaro. Alcuni cavalieri che accompagnavano Francesco, ormai malato e prossimo a morire, non erano riusciti a trovare alcun cibo da comprare nella «poverissima borgata di Satriano». I cavalieri furono allora rimproverati dal santo: «Per questo motivo voi non trovate, […] perché confidate più nelle vostre mosche che in Dio» (Vita Seconda).
Rispetto alle prime vite dei santi, dove la natura e gli animali sono ostili all’uomo, Francesco ama realmente nella sua totalità ogni essere vivente e se alcune creature sono presentate negativamente avviene esclusivamente attraverso l’associazione simbolica al denaro. Concentrarsi solo sul semplice dato letterario del salvataggio degli agnelli vorrebbe dire limitarsi a considerare Francesco come una sorta di vegetariano radicale, un sentimentale, incapace di sopportare l’uccisione di un animale. I miracoli francescani sono invece contrassegnati da una consapevolezza rivoluzionaria non solo della natura in quanto Creato ma di tutta la società: anche se la natura può indurre sofferenza, essa in pochi casi è realmente scabrosa, sporca, infida. La natura ha per Francesco solo la delicata “ricchezza” di un amore materno.
Marco Iuffrida
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