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San Francesco e il Santissimo Sacramento

Antonio Tarallo
Pubblicato il 28-03-2020

"I calici, i corporali, gli ornamenti degli altari e tutto ciò che riguarda il Sacrificio devono essere preziosi. E se il Santissimo Corpo del Signore sarà collocato in modo miserevole in qualche luogo, secondo il precetto della Chiesa, sia posto da essi in un luogo prezioso e sia custodito e sia portato con grande venerazione e nel dovuto modo sia dato agli altri (...) E quando è consacrato dal sacerdote sull'altare ed è portato in qualche parte, tutti, in ginocchio, rendano lode, gloria e onore al Signore Dio vivo e vero".

Queste sono le parole, i sentimenti, verso il “Santissimo Corpo”, che San Francesco espresse nella sua Lettera ai chierici: è l’inno del suo incondizionato amore per l’Eucarestia. Sappiamo - grazie ai biografi - che il santo di Assisi trascorreva notti intere in adorazione del Santissimo: sublime momento di comunione con il Signore, tanto da entrare - diverse volte - in estasi. Francesco d'Assisi, amante della Eucarestia: possibile definire il suo rapporto con il Corpo del Signore, nella forma Eucaristica, un amore eterno che rompe il Tempo, tanto da dare eco spirituale fino ai giorni nostri. Racconta, infatti, il suo primo biografo, Tommaso da Celano che San Francesco “ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore”.

C’è un quadro di Francisco de Zurbarán, uno dei maggiori pittori del seicento spagnolo, che - in una certa misura - potrebbe darci una testimonianza “visiva” di questo totale, estatico rapimento che coglieva San Francesco: una “fotografia pittorica” che lo ritrae in atto di preghiera. Non sappiamo se de Zurbarán abbia letto le biografie del santo, ma quello che ci colpisce di più di questo quadro è l’espressione orante di San Francesco d’Assisi che molto ricorda quella descritta dagli stessi biografi. Il quadro ha il titolo “San Francesco in meditazione”, ora conservato alla National Gallery di Londra: è in ginocchio; il capo è coperto dal cappuccio; le mani conserte che reggono un teschio, “sorella morte”; le labbra aperte, oranti, rapite in estasi. Non è visibile null’altro nel quadro, ma a noi piace immaginare immaginare il santo di Assisi proprio in contemplazione del Santissimo Sacramento: i racconti dei biografi di quel suo particolare momento di preghiera e l’atteggiamento del santo in questo quadro, sembrano - davvero- collimare fortemente.

Prendendo spunto proprio da questa tela pittorica, ci viene in mente, allora, l’immagine dell’umiltà di Francesco davanti al Signore Sacramento, Eucarestia. A sua volta, quest'ultima esprime per San Francesco, l’umiltà di Dio nell’essersi fatto Uomo, Carne, Pane. Il santo, infatti, scrive, in una sua preghiera:

O ammirabile altezza, o degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane!.

E nel suo testamento, troviamo - in estrema sintesi - tutto il suo amore, la sua devozione al Santissimo, grazie a queste parole che non hanno tempo, parole che si perpetuano nei secoli:
“In questo secolo niente vedo corporalmente come l’ altissimo Figlio di Dio se non il suo santissimo corpo e il suo santissimo sangue”.

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