Salvini: un “Arcitaliano”
Gli italiani si sono innamorati di Matteo Salvini. Al Sud il suo partito è passato da 0 voti a quote attorno al 20%: i dati delle elezioni regionali sottostimano la Lega, visto che il voto si frammenta tra liste personali e locali che alle Europee non ci saranno. Tutto lascia credere che la nuova Lega nazionalista e non più nordista sarà nettamente sopra il 30% la notte del 26 maggio.
Ma chi è veramente questo personaggio che sta prendendo in mano il Paese? A me Salvini pare un arcitaliano, per citare una definizione cara a un grande giornalista, Giorgio Bocca. Salvini rappresenta una nuova forma di arcitaliano, adeguata al tempo della rete. Mi colpisce come sappia dialogare facendo leva sul narcisismo altrui: “Il mio Santo Stefano comincia con pane e nutella, e il vostro?”. E i follower gli rispondono, convinti che stia veramente parlando con ognuno di loro: “Io invece mangio i pan di stelle...”. Abile con le parole, capace di fiutare l’aria, non esita a spararle grosse.
Dieci anni fa ero con lui in tv quando propose di introdurre i vagoni della metro a Milano per soli bianchi. Feci una tirata sulla mia eroina, Rosa Parks. Non avevo capito che Salvini parlava per celia, per propaganda, mica sul serio. E forse, più che di apartheid e Rosa Parks, stavamo discutendo anche noi di nutella e pan di stelle.
Ma cosa farà Salvini del grande consenso di cui dispone? Qua le sarà la sua strategia nei prossimi mesi? Se dipendesse da lui, continuerebbe a governare con Di Maio. Impone i propri temi alla discussione pubblica, porta via voti all’alleato, insomma sta vincendo la partita; perché dovrebbe cambiare lo schema di gioco?
Purtroppo per Salvini – e più ancora per gli italiani –, le condizioni del Paese sono drammatiche. Dopo una fase di debole ripresa, si è ripiombati a crescita zero, con un netto calo della produzione industriale. Questo significa che pure il Nord si è fermato, e che gli investitori esteri sono più prudenti che mai. In queste condizioni, la prossima legge di bilancio rischia davvero di essere durissima, e stavolta non basteranno le doti di Azzeccagarbugli del premier per trovare un escamotage giuridico; serviranno tagli veri, entrate vere. Mi pare molto difficile che questo governo sia in grado di scrivere una seconda legge di bilancio, dopo quella discutibilissima del 2018. È possibile che l’amaro compito sia lasciato a un governo tecnico, tenuto in piedi dalle astensioni; ma sarebbe un sentiero molto stretto.
È possibile che si torni a votare presto. Altrimenti Salvini e Di Maio dovrebbero rinunciare alla propaganda e tentare una manovra economica coraggiosa, basata sugli investimenti e quindi sulla crescita, da concordare con una Commissione europea che guardasse l’Italia con un occhio diverso. Ma quest’ultima prospettiva sembra per ora più un sogno che una chance concreta. Insomma Salvini è chiamato a capitalizzare il consenso. Tenendo a mente che i cicli politici sono sempre più brevi. La parabola di Renzi insegna.
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