Sala Stampa vaticana, un “international team” a fianco al portavoce
Una francese, un peruviano, due statunitensi. «It’s not an italian team» - sembra chiaro - quello nominato dal prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, per la Sala Stampa vaticana in supporto al giovane e italianissimo direttore ad interim Alessandro Gisotti, che ha esclamato: «It’s an international team!». Un nuovo assetto, già annunciato da Ruffini il 31 dicembre scorso nel comunicato di commento delle rocambolesche dimissioni del direttore della Sala Stampa, Greg Burke, e della vicedirettrice Paloma Garcia Ovejero, che moltiplica le figure e i ruoli dell’organigramma della comunicazione vaticana, già arricchito il 18 dicembre scorso dalla nomina di Andrea Tornielli come direttore editoriale dei media della Santa Sede.
Nella Sala Stampa, tradizionalmente guidata da un direttore e un vicedirettore (e accanto a loro i diversi dipendenti per gli uffici di segreteria, accreditamenti, contabilità e via dicendo), si aggiungono adesso altre quattro nuove figure: un senior advisor, nella persona di Romilda Ferrauto, francese, per 25 anni responsabile della redazione en français della Radio Vaticana, già assistente della Sala Stampa negli ultimi cinque Sinodi, nonché presidente della prima e unica associazione di donne in Vaticano; poi quelle degli assistenti del direttore, che sono la suora statunitense Bernadette M. Reis, FSP, redattrice di Vatican News e consulente della Commissione per la Comunicazione dell’Uisg, e il peruviano Raúl Cabrera Pérez, già redattore della Radio Vaticana e collaboratore della Commissione per l’Informazione all’ultimo Sinodo dei giovani; infine, l’office manager della Sala Stampa, incarico affidato all’americano Thaddeus M. Jones, chiamato da tutti “TJ”, membro del coordinamento dell’Ufficio portale di Vatican News e già officiale del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.
Come si nota, tutti giornalisti professionisti, tutti con una lunga esperienza di lavoro alle spalle all’interno del settore comunicativo della Santa Sede, tutti provenienti dalle fila della Radio Vaticana. Quasi a voler ripristinare il sodalizio che per anni, sotto la guida di padre Federico Lombardi, ha legato la Sala Stampa alla storica emittente, interrotto bruscamente con la riforma dei media avviata dal precedente perfetto monsignor Dario Edoardo Viganò che ha avuto ripercussioni anche sulla mobilità del personale e la qualità dei servizi.
«In questa fase difficile Sala Stampa e Radio Vaticana, o meglio il suo patrimonio, lavorano insieme», ci ha tenuto infatti a precisare Gisotti presentando ai giornalisti il nuovo assetto, composto il «più velocemente possibile» quale «misura eccezionale rispetto a una situazione eccezionale» (ovvero le «inaspettate» dimissioni di fine anno di Burke e Ovejero), nel «tentativo di rafforzare la Sala Stampa che non si riduce solo al direttore ma è una comunità di lavoro»
Al fianco di Gisotti la Ferrauto, in servizio dall’81 in Vaticano, corporatura esile dal look raffinato (inconfondibile il suo caschetto), descritta come una «macchina da guerra» dal punto di vista professionale dai colleghi francesi che la venerano come una «diva» (un articolo di Le Temps la definiva proprio così), ai quali lei ha saputo garantire una informazione e interpretazione precisa e puntuale dei momenti chiave del pontificato e della vita dei Sacri Palazzi. Ed è proprio il rapporto diretto con i giornalisti - ampliato oltre la cerchia francese - ciò che la Ferrauto vuole mantenere come priorità del suo incarico: «Sono felice di ritrovarvi, anche se con un’altra veste. Il mio ruolo sarà anche di ascoltare le vostre attese. Credetemi lo farò volentieri, sperando di contribuire, nell’ambito delle mie funzioni ad una buona comunicazione vaticana», ha detto con emozionata determinazione.
La sua figura di senior advisor, una sorta di «consigliera», non è legata al direttore ad interim: «È un progetto che guarda più lontano, oltre l’interim» ha chiarito Alessandro Gisotti, aggiungendo «anche perché la volontà mia e del prefetto è che il mio interim duri meno possibile, ci rendiamo conto che dobbiamo tornare a una normalità…». Anticipando le domande dei cronisti presenti in sala, il neo portavoce - «un figlio della Radio Vaticana» come si è definito, giornalista di punta di Vatican News (a lui le interviste più brillanti del portale, come pure, nel corso della riforma, la responsabilità della diffusione e del rinnovo dei profili social del Papa) ha aggiunto: «So cosa vi passa in mente: perché non nominarla vice direttrice ad interim? Non c’è una nomina perché se il direttore è già a tempo non si possono moltiplicare gli incarichi a tempo».
Certo il rischio - considerando anche la novità dell’incarico - è che si possa creare qualche disguido nella definizione dei ruoli: un esempio su tutti, quando il direttore della Sala Stampa sarà fuori sede per i viaggi papali (tra undici giorni con la trasferta a Panama) chi rilascerà dichiarazioni? E a chi rivolgersi nel caso in cui ci sia bisogno di chiarimenti o di maggiori informazioni? Almeno queste le prime osservazioni emerse nel corso del briefing. Romilda sarà una referente ma «qualsiasi dichiarazione ufficiale la fa solo il direttore», è stata la risposta. La giornalista francese si limiterà dunque ad essere «un consigliere speciale per cercare di rispondere più possibile alle richieste dei giornalisti, un aiuto nella preparazione delle conferenze e degli eventi pubblici».
Così pure le altre tre nuove figure degli assistenti e dell’office manager, scelti appositamente di lingue e culture diverse per abbracciare diverse sensibilità, messi a lavoro per aiutare il direttore nelle diverse responsabilità (inclusa la redazione dei dossier più delicati), nei rapporti con la Segreteria di Stato e per affrontare i non facili impegni che si prospettano in questo primo semestre del 2019. A cominciare dal summit dei presidenti delle Conferenze episcopali del mondo con il Papa sul tema degli abusi sul quale ricade già una «attesa mediatica eccessiva, come se si trattasse di un evento a metà strada tra un Concilio ed un Conclave», come osservato ieri da Tornielli nel suo editoriale di ieri su L’Osservatore Romano.
Con questa nuova riconfigurazione, soprattutto, sembra che nella Sala Stampa vaticana si voglia recuperare una coesione interna e una umanità dei rapporti - e l’essere stati tutti colleghi negli stessi banchi aiuterà in tal senso - che, tra pensionamenti, trasferimenti, movimentazioni del personale da un ufficio all’altro con conseguente cambio repentino di mansioni (così voluto dalla “riforma”) sembra essere mancata negli ultimi due anni e mezzo. «Sono tutti amici che hanno lavorato insieme, nomi scelti con il prefetto in base al criterio della esperienza, dello spirito di servizio, e del legame personale. Ci è sembrata la via migliore anche per il coordinamento con i media vaticani e la direzione editoriale», ha sottolineato infatti Gisotti.
La «macchina complessa» che è divenuta la comunicazione vaticana continua insomma a trasformarsi di giorno in giorno e i passi da compiere sono ancora parecchi. È da vedere quando si riuscirà ad arrivare ad una struttura stabile che duri anche nel futuro. In ogni caso ben venga il nuovo: come affermava Papa Francesco nella sua Evangelii gaudium, citata da Gisotti nel suo discorso, nella Chiesa non può valere il criterio del «si è sempre fatto così». (Vatican Insider).
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