Le visite dei pontefici
Una due giorni per rilanciare la Carta di Assisi
Discorsi scagliati per far male. Parole come pietre, col web a fare da catapulta. Una guerra che va fermata perché sta già facendo vittime. Non solo virtuali. Serve un’alleanza ampia, tra giornalisti e uomini che hanno nella fede gli strumenti etici indispensabili: cattolici, valdesi, ebrei, islamici. «Parole, non Pietre» è il tema della due giorni aperta nella sede della Civiltà Cattolica, che si chiude oggi alla Federazione della stampa, organizzato da Articolo 21, Fnsi, UsigRai, Ordine dei giornalisti del Lazio, Centro Astalli e altri per rilanciare la "Carta di Assisi contro i muri mediatici" del 2019. A confermare l’inquinamento dell’informazione è Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione: «La sorgente dell’odio è perennemente attiva. Oggi assistiamo anche alla fine del ritegno, tempo fa si avrebbe avuto vergogna solo a pensare certe cose. Imbarbarimento scambiato per libertà di espressione».
Con la rete che ha un ruolo decisivo: «Discorsi di odio e fake news vanno a braccetto, meccanismi semplificatori per individuare il capro espiatorio». E nella rete «ciascuno è prigioniero della sua "bolla" social, coerente solo con i suoi pregiudizi». Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della comunicazione, sottolinea il ruolo dei credenti: «Tutti, anche le religioni, devono contrastare ogni forma di fanatismo. Il rischio è che si formino tribù ostili convinte di aver arruolato Dio dalla propria parte». Ma ricorda anche i cosiddetti «titoli accattivanti che spesso sono solo titoli cattivi». Padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, se la prende con una delle ultime fake news: «Strumentalizzare le epidemie come mezzo di di punizione divina è fondamentalismo non cattolico». Anche per padre Mauro Gambetti, custode del sacro Convento di Assisi, «la comunicazione è una delle dimensioni più importanti per costruire fraternità». Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese, sottolinea che «la Carta di Assisi non è un documento deontologico solo per i giornalisti, perché nemmeno le comunità di fede sono esenti da questi rischi».
La presidente della Comunità Ebraica romana, Ruth Dureghello, parla di «speranza e fiducia, parole spesso non scritte dal giornalismo sensazionalista». E la senatrice Liliana Segre in un videomessaggio sottolinea che «le parole contro l’odio non sono pietre ma messaggi universali senza credo politico o religioso». Concorda Abdellah Redouane, segretario del Centro Islamico culturale d’Italia: il documento sulla fratellanza, firmato dal Papa ad Abu Dhabi col grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, «condanna i fondamentalismi, come oltraggio a Dio».
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