Papa Francesco: tutti siano responsabili della cura del creato
““Tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ha affidato a tutti”. È l’auspicio che Papa Francesco ha espresso al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro, dopo aver ricordato che giovedì prossimo verrà presentata la sua Enciclica “sulla cura del creato”.
Piccolo, anzi infinitesimale. Tutto il Regno di Dio sta in un chicco di nessun peso, praticamente invisibile. Sta tutto, ripete ancora una volta Francesco, nel piccolo Vangelo che ognuno può portarsi in borsa o in tasca e leggere ogni giorno. Ma è anche grande come la terra che Dio stesso ci ha dato come casa in cui vivere tutti assieme e che, proprio perché comune, dev’essere da tutti tenuta da conto.
L’Angelus che il Papa apre commentando le parabole del Regno di Dio della liturgia domenicale, si chiude con un annuncio che è soprattutto un appello universale alla custodia dell’ambiente:
“Giovedì prossimo sarà pubblicata una Lettera Enciclica sulla cura del creato. Invito ad accompagnare questo avvenimento con una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori. Questa Enciclica è rivolta a tutti: preghiamo perché tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ha affidato a tutti”.
L’Enciclica sulla tutela del creato è in piena sintonia con gli esempi del mondo rurale da cui Gesù trae spunto per le sue parabole del seme che germoglia e del granello di senape. Un nonnulla che l’occhio umano fatica a vedere e che pure contengono in sé la forza di germogliare e diventare enormi purché – afferma Francesco – il cuore che accoglie il seme sia un luogo fertile:
“Dio ha affidato la sua Parola alla nostra terra, cioè a ciascuno di noi con la nostra concreta umanità. Possiamo essere fiduciosi, perché la Parola di Dio è parola creatrice, destinata a diventare ‘il chicco pieno nella spiga’. Questa Parola, se viene accolta, porta certamente i suoi frutti, perché Dio stesso la fa germogliare e maturare attraverso vie che non sempre possiamo verificare e in un modo che noi non sappiamo”.
Il modo lo conosce Dio, prosegue il Papa, perché – ribadisce – è sempre Lui “a far crescere il suo Regno”, così come prega il “Padre Nostro”. L’uomo è il “suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti”. Anche quelli che possono nascere da “una realtà umanamente piccola e apparentemente irrilevante”:
“Per entrare a farne parte bisogna essere poveri nel cuore; non confidare nelle proprie capacità, ma nella potenza dell’amore di Dio; non agire per essere importanti agli occhi del mondo, ma preziosi agli occhi di Dio, che predilige i semplici e gli umili. Quando viviamo così, attraverso di noi irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è piccolo e modesto in una realtà che fa fermentare l’intera massa del mondo e della storia”.
La nostra “debole opera, apparentemente piccola di fronte alla complessità dei problemi del mondo, se inserita in quella di Dio – assicura Francesco – non ha paura delle difficoltà”:
La vittoria del Signore è sicura: il suo amore farà spuntare e farà crescere ogni seme di bene presente sulla terra. Questo ci apre alla fiducia e alla speranza, all’ottimismo, nonostante i drammi, le ingiustizie, le sofferenze che incontriamo. Il seme del bene e della pace germoglia e si sviluppa, perché lo fa maturare l’amore misericordioso di Dio”.
Al termine, nel salutare le migliaia di persone di varia provenienza in ascolto dell’Angelus in Piazza San Pietro, il Papa ha espresso tra l’altro nuovo sostegno a “tutti i lavoratori che difendono in modo solidale il diritto al lavoro, che è – ha esclamato con forza – un diritto alla dignità”.
(Alessandro De Carolis Radio Vaticana)
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