Papa Francesco pranza in Vaticano con i profughi siriani
Bergoglio ci lancia continuamente messaggi di accoglienza. Cosa ne pensi?
Le famiglie accolte sono cinque: il primo gruppo, composto da 12 persone, tutte musulmane, è giunto in aereo con il Pontefice al termine della sua visita il 16 aprile. Festoso scambio di doni con i bambini.
"Un momento di festa", l'hanno definito i profughi siriani - in tutto 21 - che Papa Francesco ha portato in Italia dall'isola di Lesbo, facendoli ospitare a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, e che oggi ha voluto con sé a pranzo nella "sua" Casa Santa Marta. Ma anche un grande messaggio di pace e di speranza.
Le famiglie accolte dal Papa - Le famiglie accolte da Francesco sono cinque. Con loro ci sono anche tre persone, sempre siriane, che sperano di ricongiungersi preso ai loro cari. Tutti erano nel campo profughi dell'isola greca, già punto di accesso al continente europeo per tanti in fuga dall'inferno della guerra civile.
Scambio di doni con i bambini - Festoso lo scambio dei regali: al Papa è stato consegnato un album che raccoglie i disegni fatti dai bambini, raffigurazioni che raccontano "la bellezza di avere una casa" senza dimenticare "gli orrori della guerra". "Sono in salvo" è una frase che ha profondamente commosso il Pontefice, con le immagini della Siria distrutta dalla violenza.
Masa, otto anni e mezzo, ha disegnato il Papa come fosse una farfalla: perché, gli ha spiegato, "ci hai portati in salvo, verso la pace, sulle tue ali".
Anche Francesco aveva preparato giocattoli e altri doni per ciascun bambino. Consegnandoli personalmente, ha voluto ringraziare tutti per aver avuto fiducia in lui e nei suoi collaboratori. Ha sottolineato inoltre di essere rimasto colpito dal clima di gioia in cui stanno vivendo queste famiglie, visibilmente confermato dalla irrefrenabile vivacità dei più piccoli.
L'inserimento delle famiglie - I profughi siriani accolti da Francesco stanno continuando il loro percorso di inserimento: già parlano l'italiano e possono guardare, hanno confidato emozionati, "finalmente con speranza al domani".
"La loro vita - ha fatto notare Daniela Pompei, responsabile del servizio per i migranti di Sant'Egidio, presente al pranzo di oggi - è cambiata in poche ore. Insomma niente a che vedere con la situazione precaria del campo profughi: non parliamo poi degli orrori lasciati alle spalle nell'inferno siriano, sia a Damasco che nei territori occupati dal cosiddetto Stato islamico, fino alla traversata in gommone dalla Turchia per arrivare a Lesbo". (SkyTg24)
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