Le visite dei pontefici
Nei «Paesi ricchi», dove vige la cultura della «ricerca a ogni costo della perfezione fisica» e della «illusione dell'eterna giovinezza», viene scartato o emarginato «chi non è “efficiente”, chi viene visto come un peso, un disturbo, o brutto, semplicemente». Lo ha detto il Papa, che stamane ha ricevuto il Pontificio Consiglio per gli Operatori sanitari riunito in questi giorni a Roma (19 - 21 novembre 2015) nel trentesimo anniversario della sua fondazione e nel ventesimo dell’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II. Francesco, a braccio, ha denunciato le «malattie rare», soprattutto dei bambini, causate dai danni ambientali. Il prossimo Giubileo della misericordia, ha detto, sia l’occasione per essere vicini ai sofferenti, anche ai malati.
«Proprio il rispetto per il valore della vita, e, ancora di più, l'amore per essa, trova un'attuazione insostituibile nel farsi prossimo, avvicinarsi, prendersi cura di chi soffre nel corpo e nello spirito: tutte azioni che caratterizzano la pastorale della salute. Azioni e, prima ancora, atteggiamenti che la Chiesa metterà in speciale risalto durante il Giubileo della Misericordia, che ci chiama tutti a stare vicino ai fratelli e alle sorelle più sofferenti», ha detto il Papa. Accoglienza, compassione, comprensione e perdono «sono gli atteggiamenti abituali di Gesù nei confronti della moltitudine di persone bisognose che lo avvicinava ogni giorno: malati di ogni genere, pubblici peccatori, indemoniati, emarginati, poveri, stranieri… e curiosamente questi nella nostra attuale cultura dello scarto sono respinti, sono lasciati da parte, non contano. È curioso. Questo cosa vuole dire? Che la cultura dello scarto non è di Gesù, non è cristiana». Citando poi la Evangelium vitae («prendersi cura della vita del fratello», «farsi carico dell'estraneo, fino all'amare il nemico»), Francesco ha proseguito sottolineando che la «vicinanza all'altro, fino a sentirlo come qualcuno che mi appartiene – anche il nemico mi appartiene come fratello – supera ogni barriera di nazionalità, di estrazione sociale, di religione…, come ci insegna il “buon samaritano” della parabola evangelica. Supera anche quella cultura in senso negativo secondo la quale, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, gli esseri umani – ha scandito il Papa argentino – vengono accettati o rifiutati secondo criteri utilitaristici, in particolare di utilità sociale o economica. Questa mentalità è parente dalla cosiddetta "medicina dei desideri": un costume sempre più diffuso nei Paesi ricchi, caratterizzato dalla ricerca a ogni costo della perfezione fisica, nell'illusione dell'eterna giovinezza; un costume che induce appunto a scartare o a emarginare chi non è “efficiente”, chi viene visto come un peso, un disturbo, o è brutto, semplicemente».
Il «farsi prossimo» comporta anche «assumerci responsabilità inderogabili verso il creato e la “casa comune”, che a tutti appartiene ed è affidata alla cura di tutti, anche per le generazioni a venire», ha proseguito il Papa citando la sua enciclica Laudato si’. Ai partecipanti al convegno intitolato «La cultura della Salus e dell’accoglienza al servizio dell’uomo e del pianeta», il Papa ha poi sottolineato la necessità di «educarci tutti a “custodire” e ad “amministrare” la creazione nel suo complesso, quale dono consegnato alla responsabilità di ogni generazione perché la riconsegni quanto più integra e umanamente vivibile per le generazioni a venire. Questa conversione del cuore al “vangelo della creazione” comporta che facciamo nostro e ci rendiamo interpreti del grido per la dignità umana, che si eleva soprattutto dai più poveri ed esclusi, come molte volte sono le persone ammalate e i sofferenti».
Parlando di danni ambientali, il Papa, a braccio, ha aggiunto: «Per me è una sorpresa trovare quando vengo in udienza il mercoledì o in parrocchia, tanti malati soprattutto bambini e mi dicono i genitori “ha una malattia rara”, non sanno cosa sia, queste malattie rare sono conseguenze della malattia che noi facciamo all’ambiente, e questo è grave».
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