Papa Francesco e l’Informazione via rete Nuovi linguaggi, nuovi messaggi, tanti consigli
Partiamo dalle parole. La loro forza? Edificare o distruggere, ammaliare o stancare
Settima puntata
“Papa Francesco e l’Informazione via rete.
Nuovi linguaggi, nuovi messaggi, tanti consigli”
“Parole…parole…parole”, anche se la citazione potrebbe trarre in inganno, non è il testo di una nota canzone di Mina, piuttosto vuole essere un irriverente, ma serio, riferimento all’Amleto di Shakespeare nella scena in cui Polonio chiede all’emblematico Principe di Danimarca cosa stia leggendo. Ed è in questo contesto che Amleto, con sagace ironia, risponde con quel “Parole, parole…parole…”. Precisiamo, però: nulla in contrario alla canzone.
Partiamo dalle parole. La loro forza? Edificare o distruggere, ammaliare o stancare. Per questo focus sull’Informazione contare, per esempio, quante ne abbiamo usate, sarebbe impresa ardua. Altra cosa, il pensare – almeno un attimo – a quello che è avvenuto (e tuttora sta avvenendo, proprio ora!) durante questo flusso di parole, a questo fiume che da una fonte (il sito sul quale state navigando) alla foce (il lettore), potrebbe essere uno spunto per riflettere su quanto il giornalismo via web sia ormai uno dei mezzi più diffusi per offrire notizie, per fare informazione. Se il cartaceo è sempre più in calo, le news via web registrano una tenuta di non poco conto. In fondo, è meno costoso, più accessibile, e – se volessimo parlare dell’ingombro – avere una rassegna stampa a “colpo di click” è davvero vantaggioso. Questa tendenza è sicuramente indice di una digitalizzazione, appunto, di quel “fiume di parole” a cui si accennava prima.
Lo ha ben compreso Papa Francesco. Lo sta comprendendo altrettanto bene la Chiesa tutta. Basti ricordare il nuovo approccio “digitale” che il Sinodo dei Vescovi dell’ottobre prossimo, ha deciso di intraprendere e che già da tempo sta vivendo.
Nelle recenti affermazioni del Santo Padre, è forte il confronto con queste nuove frontiere dell’Informazione. Quel suo sottolineare tale scenario con queste parole “Davvero stiamo vivendo una trasformazione pressante delle forme e dei linguaggi dell’informazione”, è una riprova che questo Pontefice è assai attento alla società che ci circonda. L’aggettivo, ad esempio, “pressante” rende bene l’idea. Ora, la sfida è una sola: questa molteplicità di canali potrebbe divenire maggiore fratellanza fra gli Uomini. Ma, se con erroneo sviluppo, potrebbe anche significare maggiore egoismo. Due sviluppi totalmente differenti fra loro. E’ stata l’ “Esortazione Apostolica Evangelii Gaudiuam”, di ben cinque anni fa, a prospettarci i due scenari:
“Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo”.
Ora, in questo passaggio non si fa riferimento al mondo dell’Informazione “propriamente detto”, ma si parla di “comunicazione umana”, dunque di interazione fra gli Uomini. La questione comunque si pone, o meglio si può porre, mettendo queste parole, in relazione a quelle indirizzate ai giornalisti del Premio Agnes, dello scorso 5 giugno: “Molto spesso – ha detto il Pontefice – i luoghi nevralgici della produzione delle notizie si trovano nei grandi centri.
Questo però non deve farci mai dimenticare le storie delle persone che vivono distanti, lontane, nelle periferie. Sono storie a volte di sofferenza e di degrado; altre volte sono storie di grande solidarietà che possono aiutare tutti a guardare in modo rinnovato la realtà”. Si parla di “storie delle persone”. E viene posto un accorato accento a “coloro che vivono distanti, lontani, nelle periferie”.
Ritorna prorompente il tema dell’Umano: seppur parliamo di mezzi di informazione così cybernetici, il Santo Padre ci invita a mai dimenticare i volti, le storie e – oserei dire – i cuori che vi sono dietro quelle informazioni, dietro alle stesse parole.
Ma, ancor più nel dettaglio sulla tematica “rete internet e Informazione”, anche in un’altra Esortazione apostolica, la “Gaudete et exsultate” del marzo di quest’anno, troviamo ben espresso il pensiero del Pontefice: “La Rete può diventare fonte di violenza. (…) Anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia. Le forme di comunicazione rapida possono essere un fattore di stordimento”. Il monito, ancora una volta, è sullo “stordimento”. In fondo, la velocità delle informazioni possono facilmente influenzare i lettori, rapiti da così da tante “sirene” che si possono incontrare “navigando” in internet, tanto da non permettere la possibilità di vagliare e assorbire “in maniera sana” tutto questo flusso di input. E poi si sa, una diffamazione, una calunnia inizia sempre come “un venticello”, fino a quando “dalla bocca fuori uscendo,/ lo schiamazzo va crescendo/ prende forza a poco a poco,/ vola già di loco in loco;/ sembra il tuono, la tempesta/ che nel sen della foresta/ va fischiando, brontolando/ e ti fa d'orror gelar”. Il Rossini del “Barbiere di Siviglia”, forse, con “di loco in loco” aveva preceduto internet: “di sito in sito”, potremmo dire oggi.
I quotidiani, in generale, hanno assimilato il nuovo modo di fare informazione. Su internet non è difficile trovare i portali web di diverse testate giornalistiche. A volte, ci troviamo dinanzi a semplici riproposizioni del cosiddetto “cartaceo”. A volte, invece, ci troviamo davanti ad approfondimenti che solo davanti a un monitor di pc è possibile leggere. E altre volte, solo a quotidiani online che hanno dimenticato cosa vogliano dire carta, inchiostro, tipografia, rulli scorrevoli di pagine e pagine, o – per gli “addetti ai lavori” – le famose “rotative”.
Le maggiori testate cattoliche hanno tutte il loro sito, curato sotto diversi aspetti e che graficamente rendono facile il trovare i servizi giornalistici desiderati. Poi c’è il “mare magnum” dei siti, dei blog, e – per estendere il campo – non possiamo non ricordare, tutte le pagine facebook, i profili instagram, e, dulcis in fundo, i cinguettii di twitter. Immancabili, i cinguettii.
Una piccola boutade, in conclusione, spero mi sia concessa. Chissà se il Poverello d’Assisi, nel nostro Oggi, li avrebbe menzionati nel “Cantico delle creature”?
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