Palermo: folla in piazza contro il decreto sicurezza, L’arcivescovo: "No a disumani decreti"
Nonostante il freddo e la pioggia si è affollata rapidamente piazza Pretoria, davanti al Municipio di Palermo, per il sit-in, nato spontaneamente sui social, contro il decreto sicurezza nella parte che riguarda i migranti. Il sindaco Leoluca Orlando torna ad attaccare il governo mentre l’arcivescovo Corrado Lorefice invita a non rimanere in silenzio davanti a “disumani decreti”. In piazza esponenti del terzo settore, associazioni tra cui Legambiente, Anpi, la Cgil, ma anche gruppi studenteschi e privati cittadini.
Orlando contro il Comune. "Al nervosismo del ministro Salvini, rispondo che io ho esercitato le mie funzioni di sindaco e ho sospeso l'applicazione di norme di esclusiva competenza comunale che potevano pregiudicare i diritti umani dei migranti che sono persone", ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, accolto da un lungo applauso al suo arrivo al sit-in. Orlando attacca anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ha contestato la protesta dei sindaci: "Il porto di Palermo è aperto e accoglie i migranti, dico al ministro Toninelli di smetterla di fare il pupo nelle mani dell'eversivo Salvini".
L’omelia dell’arcivescovo. “Tu Gesù sei stato il primo profugo dell’era cristiana. Aiutaci ad aiutare ogni uomo che chiede accoglienza. Rendici capace di preparare il vero presepe, di aprire le nostre strutture e le nostre famiglie. Che non ci accada di rimanere in silenzio dinnanzi ai “dis”-umani decreti che aggravano la sofferenza di chi è vessato dalla povertà e dalla guerra”.
Il sindaco in piazza. Orlando alla fine della messa raggiunge la piazza che lo accoglie con un applauso e lo interrompe spesso per applaudirlo ancora. “I migranti sono persone - dice Orlando alla piazza - questo decreto prevede norme criminogene e disumane. Per la parte che mi compete l’ho sospeso perché costringe persone che vivono nella legalità a vivere nella illegalità. Non esistono migranti economici: sono tutte persone alle quali vengono negati i diritti nonostante abitino in Italia. So cosa rischio. Ma mi assumo la mia responsabilità. Voglio promuovere un giudizio civile per la violazione di diritti umani. Il nervosismo e gli insulti sono di chi non ha argomentazioni”.
di Sara Scarafia, Repubblica
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