Padre Gambetti: l’ingresso in una nuova era
Il cambio epocale che stiamo attraversando credo sia un’occasione straordinaria di crescita per l’umanità, anche se viviamo una fase di snervante sospensione
Non stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento epocale.
La “nazionalità” dei cittadini non coincide più con il territorio, che ha perso il carattere di fondamento della stabilità; e la terra, invece che essere letta come chiave di accesso alla proprietà, va oramai intesa in termini di vivibilità: non più posseduta, bensì abitata.
I legami parentali – vincoli di sangue incancellabili – sono sempre più fluidi, adattati alle tinte cangianti dei sentimenti e degli umori, incerti (si pensi ai nascituri che vengono “acquistati” da due padri o da due madri). Oramai, i legami si possono consolidare solo cercando la profondità e non confidando nelle superficiali attese o pretese della carne.
La propria identità culturale, sociale e familiare non rappresenta più l’unico orizzonte esistenziale al quale fare riferimento per orientarsi nella vita (“si è sempre fatto così”, “in questi casi si fa così”), ma solo uno dei possibili modi per stare nel mondo. Così, se si condividono e si accolgono le differenze, si moltiplica a dismisura la ricchezza di ciascuno.
Terra, legami, identità: tre ambiti di una destrutturazione in corso che favorisce l’inizio di una nuova civiltà. Il cambio epocale che stiamo attraversando credo sia un’occasione straordinaria di crescita per l’umanità, anche se viviamo una fase di snervante sospensione.
Liberi – senza una terra dove posare il capo; aperti all’amore – senza la certezza dei vincoli di discendenza; dinamici, sempre pronti al cambiamento – senza conoscere la meta. Incompiuti.
Qualcuno vorrebbe riavvolgere il nastro del tempo e tornare a “marcare il territorio”, alzando barriere o rientrando nella “patria isola”. Qualcun altro pensa di offrire continuità ai legami a colpi di sentenze che tessono trame di alienazione dalla rete sociale. Poi, c’è chi ancora ritiene utile affermarsi e imporre la propria “civiltà” agli altri. Tutti sintomi di paura e debolezza.
E mentre il vascello dei popoli, stretti oramai gli uni agli altri, solca questo complesso e globalizzato tratto di storia, si ha l’impressione di navigare a vista. Purtroppo, si naviga a vista mentre questo è il tempo favorevole per navigare tendendo l’orecchio. Per avere una meta che sostiene il cammino, rapporti interpersonali che maturano col tempo, un luogo dove sentirsi a casa… occorre stare in ascolto. Silenzio. Ascolto.
Odi la voce silenziosa di Dio che sussurra e suscita una Parola nuova nel tuo spirito. Gesù, il Dio-uomo che ha fatto nuove tutte le cose nella sua Pasqua, vuole perdonare ogni “errante” e donare a ciascuno un tempo nuovo dove tutto è possibile, anche un mondo migliore. Ascolta la Buona Notizia. Il resto verrà. Buona Pasqua!
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA