Padre Ezechiele Ramin, martire e “protettore” del Sinodo per l'Amazzonia
Padre Ezechiele Ramin, giovane missionario comboniano ucciso in Amazzonia, al confine tra gli stati di Rondonia e Mato Grosso, il 24 luglio 1985, è stato un “martire della carità” per San Giovanni Paolo II, che così lo ha definito pochi giorni dopo la morte, ad opera di una squadra armata al soldo dei latifondisti. Il 25 marzo 2017 si è chiusa a Padova, città natale di padre Ramin e dove ora riposano le sue spoglie, la fase diocesana della causa di beatificazione.
Missionario appassionato degli indigeni e dei senza terra
In vista del Sinodo speciale dei vescovi per l’Amazzonia di ottobre, padre Dario Bossi, padovano come padre Ezechiele, provinciale dei comboniani del Brasile e cofondatore della rete “Chiesa e miniere”, propone questo 33 enne missionario “con il cuore di Gesù, appassionato per la gente, specialmente per gli indigeni e le famiglie senza terra”, come uno dei “protettori” del Sinodo.
Ucciso mentre era in missione di pace tra i contadini
“Era uno di quei pastori – racconta padre Bossi - con l’odore delle pecore, come dice oggi Papa Francesco. Lo hanno ucciso mentre era in missione di pace, cercando di proteggere la vita di famiglie che si sentivano minacciate, in un conflitto di terra. Lui sapeva che sarebbe successo, prima o poi. In un’omelia, immaginando di parlare con il suo assassino, diceva così: ‘Fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà anche la mia morte’”.
Espressione di una Chiesa per i poveri
Padre Ezechiele, ricorda ancora il suo confratello “aveva i sogni di un giovane totalmente identificato con la passione di Cristo. Ai giovani diceva: ‘abbiate il sogno bello di rendere felice tutta l’umanità’. E non era un eroe isolato: era espressione di una Chiesa impegnata e profetica, guidata in quegli anni dal vescovo di Ji-Paranà, il compianto dom Antonio Possamai. La Chiesa delle comunità ecclesiali di base, che investiva nei laici, che assumeva la causa dei poveri. Era già una Chiesa in uscita”.
Nuove minacce sugli indigeni dell’Amazzonia
“E’ vitale fare memoria oggi di padre Ezechiele – conclude padre Bossi - Papa Francesco dice che mai come oggi le popolazioni indigene sono minacciate. L’Amazzonia è divenuta una terra contesa, una regione di grandi conflitti. Dal cielo, abbracciato a Dio e al suo popolo senza terra e agli indios Surui, padre Ezechiele interceda per noi e per questo Sinodo. Si aprano nuovi cammini per la Chiesa e per l’ecologia integrale”. (Vatican News).
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