Padre Enzo Fortunato: Dj Fabo, pregare più che ridurre a caso morale
La strada della croce e non delle crociate
Nei momenti cruciali della vita o di fronte a scelte che scuotono profondamente la coscienza delle persone si è aperto sempre, almeno in Italia, un dibattito animato dal clamore mediatico. Oggi, di fronte alla scelta di Dj Fabo di morire, le reazioni nel mondo cattolico sono state dettate non da una crociata ideologizzata dai dogmi ma, credo, per la prima volta da un "comprendere" le ragioni dell'altro e abbracciare la "croce". Il dramma che l'altro sta vivendo.
Sovvengono le parole di Francesco d'Assisi: "chiunque verrà da voi sia benignamente accolto". Quel chiunque apre alla logica dell'accoglienza, del confronto, del dialogo, dell'intavolare prima di tutto e prima ancora dell'idee un rapporto con l'altro senza percorrere la strada delle crociate. In questo senso leggo le affermazioni del Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Mons. Vincenzo Paglia: "è una sconfitta per tutti... Si apra in parlamento un dibattito largo e ampio tra le forze politiche"; il video editoriale del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio: "rispettiamo i malati e le famiglie che vivono condizioni difficili mettendo in guardia dalla strumentalizzazione della scelta di Dj Fabo". Lo stato è chiamato a proporre il valore della vita. Anche il Segretario Generale della CEI Mons. Nunzio Galantino, mette in guardia indirettamente dal clamore mediatico: "Se non siamo in silenzio davanti al dolore di un ragazzo e alla sua sofferenza quando lo facciamo? Serve rispetto” .
Queste affermazioni rivelano direttamente e indirettamente che non si segue la strada che ha portato allo scontro tra laici e cattolici come accaduto per il caso Welby e Englaro. Da francescano vogliamo rifiutare quindi la strada delle crociate proponendo il valore della vita esaltato nel Cantico delle Creature e chiederci come far nostro il senso della morte dettato dal Santo nell'ultima strofa: "Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare".
Papa Francesco ci suggerisce due cammini, il primo: "queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate"; il secondo: "non fa piacere quando si parla di queste situazioni in maniera accademica e non umana...loro devono entrare nel mio cuore, loro devono essere un'inquietudine per me...il mio fratello soffre, la mia sorella soffre. Pregare - aggiunge il Santo Padre - non con le idee ma con il cuore". E concluse che tali situazioni non vanno guardate come "un caso morale". Questi sono anche i cammini francescani.
di Padre Enzo Fortunato
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