Pace tra India e Pakistan "nel nome di Francesco d’Assisi"
A 800 anni dall’incontro tra san Francesco e il sultano d’Egitto Melek Al-Kamil, i leader religiosi cristiani e musulmani di India e Pakistan si sono ritrovati a Lahore per un incontro promosso dalla Provincia dei frati Cappuccini in Pakistan. E da lì hanno lanciato il loro appello per la pace tra India e Pakistan, che è «necessaria ed è l’unica via percorribile, in quanto nessuno dei due Paesi può permettersi la guerra, mentre la pace è l’unica via per prosperare e progredire».
L’arcivescovo Sebastian Francis Shaw, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, vi ha preso parte accanto al grande imam della moschea reale di Lahore, il maulana Abdul Khabir Azad. Tra gli ospiti, fra Benedict Ayoti , segretario della Commissione “Giustizia, pace e integrità del creato” della Curia generalizia dei Cappuccini, che ha ricordato lo storico incontro tra il Poverello d’Assisi e il sultano, nel bel mezzo del conflitto nel XIII secolo, durante la quinta crociata. «Stabilirono un dialogo di vita, per la pace. Entrambi uomini di buona volontà – ha detto – compresero di volere entrambi la stessa cosa: la pace. Si accolsero reciprocamente con rispetto e con umiltà, che favorirono un dialogo di pace e riconciliazione».
Il grande imam Abdul Khabir Azad ha espresso il suo desiderio di pace e ha assicurato «sostegno e cooperazione per continuare il dialogo per la pace e costruire l’armonia in Pakistan». L’arcivescovo Shaw ha concordato sull’urgenza di «promuovere la cultura dell’accoglienza e della tolleranza tra credenti, nella nazione», confermando «la cooperazione e il rispetto reciproci, al fine di coltivare il seme di pace nella società e generare cittadini ambasciatori di pace». Tutti, è la conclusione di padre Francis Nadeem, segretario esecutivo della Commissione episcopale e Provinciale dei Cappuccini in Pakistan, «abbiamo bisogno di continuare ciò che San Francesco e il Sultano hanno iniziato 800 anni fa». A memoria, ne rimane l’ulivo che i leader religiosi hanno piantato nel complesso della Chiesa di Saint Mary, che ospitava l’incontro. (www.romasette.it).
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