Onu: Aleppo simbolo di orrore. Morto il fratellino di Omran
L'inviato speciale dell'Onu per la Siria parla di Aleppo definendola “il simbolo dell'orrore di questa interminabile guerra”
"Aleppo rischia di morire". Così l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan De Mistura. Oltre 100 le persone uccise nell’ultima settimana e contro la città anche missili lanciati dalla Russia nonostante l’apertura al cessate il fuoco. Intanato si allargano gli scontri nella regione nord-orientale di Hasakah. Massimiliano Menichetti:
E’ dal Palco del Meeting di Rimini che l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan De Mistura, parla della città di Aleppo definendola “il simbolo dell'orrore di questa interminabile guerra” che dura da oltre 5 anni. Una città - aggiunge - che, prima dello scoppio del conflitto, era meravigliosa, “ricca di moschee e chiese di tutte le confessioni presenti nella regione". Oggi, invece - rimarca - "a parlare laggiù sono le bombe, i razzi, i cecchini e i mortai". Oltre 100 persone sarebbero morte in quest’ultima settimana per i bombardamenti, l’ultimo oggi avrebbe ucciso anche sei bambini. Ed è morto anche Alì il fratellino di 10 anni del piccolo Omran ferito in un bombardamento proprio su Aleppo e la cui foto ha fatto il giro del mondo, il bambino era stato ferito nello stesso raid di alcuni giorni fa. In questo quadro la Russia, nonostante l’ipotesi di un cessate il fuoco di 48 ore, ha lanciato nella notte missili dalle sue navi nel Mediterraneo contro la città. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani dal 31 luglio sarebbero morti 442 civili. Anche la regione siriana nord-orientale di Hasakah è teatro di scontri tra le truppe regolari di Assad e le milizie delle Forze di difesa del popolo, considerate alleate dei curdi separatisti del Pkk che operano in Turchia. Ma battaglie si registrano anche ad Idlib, Homs, Hama, fino alle porte di Damasco. Sul fronte geopolitico l'Iran si è detto pronto a “valutare” eventuali richieste da parte di Mosca per l'utilizzo, qualora necessario, di "altre basi aeree" nella Repubblica Islamica. (Radio Vaticana)
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