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'Mille azioni per una nuova Italia', il Manifesto di Assisi per ripartire

Antonio Maria Mira - Avvenire Shirley Hirst da Pixabay
Pubblicato il 20-03-2021

Punto di forza i primati nelle filiere del riciclo per un’economia circolare

«Vogliamo mostrare che le prospettive di un’economia e di una società a misura d’uomo sono già in atto. Che l’Italia ha le energie, anche civili e morali, per essere protagonista di un cambiamento positivo, a partire dall’Europa, che trova oggi spazio».

Lo scrivono il presidente di Symbola, Ermete Realacci e il direttore della Rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato, in una lettera agli oltre 3.700 firmatari del "Manifesto di Assisi per costruire un mondo più sicuro, civile e gentile". Con questa lettera viene lanciata la campagna 1.000 azioni per una nuova Italia per raccogliere le tante esperienze positive realizzate, dopo la presentazione del Manifesto il 25 gennaio 2020, e in particolare ciò che è stato fatto «per quanto riguarda le comunità, la coesione, il sostegno a chi è stato colpito dagli effetti della pandemia Covid-19 e le iniziative che riguardano l’ambiente, l’economia circolare, le fonti rinnovabili, il contrasto alla crisi climatica».

Un’ulteriore iniziativa per raccontare e raccogliere il Paese che si impegna, che innova, che punta su un’economia circolare effettiva e inclusiva. Un’Italia che c’è. E che ha numeri di tutto rispetto, addirittura da record in Europa. Se ne parlerà anche in una serie di incontri, il primo dei quali oggi alle 10 in diretta streaming suwww.symbola.net, sul tema "L’economia circolare italiana per il Next generation Eu. Il caso della filiera cartaria". Al quale parteciperà il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Partendo, appunto, dai dati positivi. Come il fatto che l’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti.



Con il 79,3% di rifiuti avviati al riciclo, presenta un’incidenza quasi doppia rispetto alla media Ue del 39,2% e superiore agli altri grandi Paesi europei: Francia (55,8%), Spagna (43,5%), Germania (42,7%). E non si tratta solo di rifiuti non buttati e quindi di inquinamento diretto evitato, ma anche di spreco evitato e inquinamento indiretto fortemente ridotto. Infatti la sostituzione di materia seconda (i rifiuti riciclati) nell’economia italiana, determina un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2 non immessi in atmosfera, conevidenti benefici per la situazione climatica.

Un Paese virtuoso e "risparmioso", dunque, come conferma un altro dato sempre raccolto da Symbola. Siamo primi tra i grandi Paesi Ue anche per riduzione dei rifiuti prodotti: 43,2 tonnellate per milione di euro prodotto, mentre la Spagna ne produce 48,7, la Germania 59,5, la Francia 74,7, e la media Ue è 78,8. E nel settore del riciclo la filiera cartaria made in Italy è sicuramente ai primi posti: genera un fatturato di circa 25 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil nazionale, occupa circa 200mila addetti diretti e con un tasso di circolarità medio pari al 57%, rappresenta uno dei settori leader dell’economia circolare in Italia. Infatti la fibra vergine, quella proveniente dal legno degli alberi, rappresenta solo il 33% della materia prima impiegata.

Un risultato raggiunto anche grazie ad alti livelli di recupero della carta e cartone, ben oltre 5 milioni di tonnellate, che raggiunge l’80% nel caso degli imballaggi. È questo un vantaggio importante, se si considera che ogni punto percentuale di crescita del riciclo di carta equivale ad una riduzione di 84mila tonnellate di rifiuti da smaltire. Ma, come per il totale dei rifiuti, anche per la carta il risparmio va oltre. Infatti nel 2018, il riciclo industriale della carta in Italia ha consentito di evitare consumi energetici pari a 1,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni climalteranti pari a 4,4 milioni di tonnellate di CO2. Ora anche per il sistema cartario il Next generation Eu è anche una eccezionale opportunità per una possibile espansione in nuovi mercati e per una ulteriore conversione ecologica del sistema stesso. In particolare migliorando la qualità della raccolta, utilizzando sempre più energie rinnovabili (oggi si usa soprattutto gas), cercando di sostituire imballaggi di altri materiali.

Su scala europea circa 4,5 milioni di tonnellate (il 25% degli imballaggi) potrebbero essere sostituiti da imballaggi di fibra cellulosica o prevalentemente cellulosici. Più realisticamente, nei prossimi anni esiste un potenziale di mercato di circa 2,25 milioni di tonnellate che, applicato all’Italia, significa circa 300mila tonnellate di sostituzione di materia non rinnovabile o non riciclabile. Un vantaggio ambientale ed economico.

di Antonio Maria Mira - da Avvenire

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