Mikhail Gorbaciov, pellegrino ad Assisi
Quando i frati gli consegnarano la lampada della Pace
È arrivato in incognito ad Assisi come un pellegrino qualsiasi, Mikhail Gorbaciov, ed ha varcato il portone della Basilica di San Francesco. Qui mi viene subito da fare una riflessione: chissà quanti ‘personaggi’ entrano nella nostra Basilica senza dire niente a nessuno, senza farsi notare, come veri pellegrini, e poi escono dopo aver percorso in qualche metro uno straordinario viaggio di spiritualità – di fede per moltissimi – e di cultura!
È stato un frate spagnolo, padre Antonio Ruiz, di servizio nella Basilica, ad accorgersi quel giorno della presenza nella chiesa dell’ultimo leader sovietico. Ha subito chiamato padre Miroslavo Anuskevic, lituano, a suo agio con la lingua russa, che ha avvicinato Gorbaciov. Io ero nella Sala stampa. Mi chiamarono. Poi arrivò anche il custode, padre Vincenzo Coli, di ritorno da Roma.
Venni colpito dalla semplicità di questo personaggio. Andammo nella cripta, alla tomba di san Francesco, dove lui si fermò a lungo, in raccoglimento. Poi salimmo alla Basilica superiore, seguendo scena dopo scena il ciclo giottesco della vita di San Francesco. Padre Miroslavo spiegava i colori e le figure degli affreschi. Davanti alla scena della spoliazione di Francesco – la sua rinuncia al possesso delle cose materiali e la sua scelta della povertà – volle fermarsi qualche secondo in più. Presi in prestito una celebre frase di Erich Fromm per commentargli la rappresentazione: “qui è il momento della scelta radicale di Francesco fra l’essere o l’avere”. Passeggiammo poi lungo il porticato, che domina la valle umbra, infine ci sedemmo nel parlatorio: padre Vincenzo, padre Miroslavo, Gorbaciov e io.
Parlammo a lungo di tante cose, della Russia, del rapporto fra fede e politica. Gorbaciov espresse una ammirazione fortissima per san Francesco, dicendo di essere “grato per trovarsi in un luogo così importante non solo per la fede cattolica, ma per tutta l’umanità. La testimonianza di Francesco comunica una grande tensione di spiritualità”. Si disse “affascinato” da san Francesco, sottolineando che “la sua storia è molto più bella dei tempi odierni”.
Ci fu un piccolo ‘giallo’ attorno a questa visita. Un quotidiano nazionale, puntando al raccoglimento di Gorbaciov davanti alla tomba del santo, si spinse a parlare addirittura di conversione, titolando ‘Fratello Gorbaciov in preghiera ad Assisi’. Quell’articolo venne ripreso da giornali stranieri. Un madornale malinteso.
Quella visita è stata “un motivo di gioia e di speranza”, per usare le parole del custode del Sacro convento, padre Coli, che ha definito Gorbaciov “un uomo di dialogo, sicuramente”.
Qualche giorno, Gorbaciov andò a Torino per il World political forum. Aveva ancora dentro di sé le immagini di quella sua visita ad Assisi: “Sono rimasto molto colpito dal gran numero di pellegrini di tutto il mondo che ho visto”. Poi tornò sulla sua presunta conversione, dicendo: “Vengo da una famiglia ortodossa e sono battezzato, però sono stato e rimango ateo. Non posso comunque asserire, come i miei predecessori, che la religione è l’oppio dei popoli, la questione è molto più complessa”.
Ateo, uomo di dialogo, Gorbaciov. Come quelli che il papa Benedetto XVI ha invitato proprio ad Assisi il 27 ottobre 2011 – insieme ai leader delle religioni delle mondo – per la Giornata di dialogo, riflessione e preghiera per la pace. Una prima volta, una strada da percorrere in maniera incisiva. Un mio professore di storia e filosofia al liceo – che io stimavo moltissimo – si dichiarava non credente. Un giorno, in un momento di sconforto, si chinò in aula, dicendo “Mio Dio”. (Vado da Francesco, Mondadori 2014)
Il 15 marzo 2008 gli venne donata la Lampada della Pace di San Francesco
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