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Migranti, Papa: la comunità internazionale sia responsabile e solidale

Andrea Tornielli Ansa - GIUSEPPE LAMI
Pubblicato il 17-12-2018

Il Papa cita il Patto Mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare

«In un borgo sperduto della Galilea, nel cuore di una giovane donna ignota al mondo, Dio accende la scintilla della felicità per il mondo intero». Con queste parole Papa Francesco durante l'Angelus ha sintetizzato il messaggio della domenica 16 dicembre 2018, chiamata “Gaudeteˮ dalla liturgia dell'Avvento. E nel post-Angelus, il Pontefice ha citato l'approvazione del “Patto Mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolareˮ, auspicando che la comunità internazionale operi con responsabilità, solidarietà e compassione verso coloro che lasciano i loro Paesi.

In piazza San Pietro erano presenti i bambini del Centro Oratori Romani, delle parrocchie e le famiglie di Roma per la benedizione dei “Bambinelli” da collocare nei presepi. Il Papa ha ricordato, con le parole del profeta Sofonia, che gli abitanti di Gerusalemme «sono chiamati a gioire perché il Signore ha revocato la sua condanna. Dio ha perdonato, non ha voluto punire! Di conseguenza per il popolo non c’è più motivo di tristezza e di sconforto, tutto porta a una gratitudine gioiosa verso Dio, che vuole sempre riscattare e salvare coloro che ama. E l'amore del Signore al popolo è incessante».

Questo si applica, ha spiegato il Pontefice, a «Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi: la sua presenza è la sorgente della gioia». Questo messaggio «trova il suo pieno significato nel momento dell’annunciazione a Maria, narrata dall’evangelista Luca».

«In un borgo sperduto della Galilea, nel cuore di una giovane donna ignota al mondo, Dio accende la scintilla della felicità per il mondo intero. E oggi - ha aggiunto Francesco - lo stesso annuncio è rivolto alla Chiesa, chiamata ad accogliere il Vangelo perché diventi carne, vita concreta, e dice alla Chiesa, a tutti noi: “Rallegrati, piccola comunità cristiana, povera e umile ma bella ai miei occhi perché desideri ardentemente il mio Regno, hai fame e sete di giustizia, tessi con pazienza trame di pace, non insegui i potenti di turno ma rimani fedelmente accanto ai poveri. E così non hai paura di nulla ma il tuo cuore è nella gioia”. Se noi andiamo così nella presenza del Signore, il nostro cuore sarà sempre nella gioia».

«La consapevolezza che nelle difficoltà possiamo sempre rivolgerci al Signore, e che Egli non respinge mai le nostre invocazioni - ha spiegato ancora il Pontefice - è un grande motivo di gioia. Nessuna preoccupazione, nessuna paura riuscirà mai a toglierci la serenità che ci viene non da cose umane, da consolazioni umane, ma che viene da Dio, dal sapere che Dio guida amorevolmente la nostra vita, sempre. Anche in mezzo ai problemi e alle sofferenze, questa certezza alimenta la speranza e il coraggio. Ma per accogliere l’invito del Signore alla gioia, occorre essere persone disposte a mettersi in discussione».

Cosa significa questo mettersi in discussione? Così ha risposto Bergoglio: «Proprio come coloro che, dopo aver ascoltato la predicazione di Giovanni il Battista, gli chiedono: “Tu predichi così. E noi che cosa dobbiamo fare? Che cosa devo fare?ˮ. Questa domanda è il primo passo per la conversione che siamo invitati a compiere in questo tempo di Avvento. Ognuno di noi si domandi: “Che cosa devo fare?ˮ».

«La settimana scorsa - ha detto il Papa dopo l'Angelus - è stato approvato a Marrakech, in Marocco, il Patto Mondiale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare, che intende essere un quadro di riferimento per tutta la comunità internazionale. Auspico pertanto che essa, grazie anche a questo strumento, possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese, e affido questa intenzione alle vostre preghiere».

Infine, Francesco si è rivolto «in modo speciale» ai «cari bambini di Roma, venuti per la benedizione dei “Bambinelli”. Ringrazio il Centro Oratori Romani e i volontari. Cari bambini, quando, nelle vostre case, vi raccoglierete in preghiera davanti al presepe, fissando lo sguardo su Gesù Bambino sentirete lo stupore. Voi mi chiedete che cosa significa? È un sentimento più forte di un'emozione comune, è vedere Dio, stupore per il grande mistero di Dio fatto uomo; e lo Spirito Santo vi metterà nel cuore l’umiltà, la tenerezza e la bontà di Gesù. Gesù è buono, Gesù è tenero, Gesù è umile. Questo è il vero Natale! Che sia così per voi e per i vostri familiari». (Vatican Insider)

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