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Migranti, i nuovi schiavi

Mario Scelzo Ansa/ARIS MESSINIS
Pubblicato il 03-03-2020

Un'emergenza perenne, che solo in casi eccezionali arriva all’attenzione del sistema mediatico

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Parzakule, Tapachula, Kastanies, Idlib, terre di confine, periferiche rispetto ai centri di potere del mondo, eppure in questi giorni al centro di vicende complesse ed intricate. Senza nulla togliere all’emergenza Coronavirus, che tutti speriamo terminerà presto, in questi luoghi, scusate la ripetizione, si vive una “emergenza perenne”, che solo in casi eccezionali arriva all’attenzione del sistema mediatico internazionale. Andiamo con ordine. Putin, Siria, Trump, Russia, Erdogan, Unione Europea, Stati Uniti, Assad… mescolando il tutto si arriva a Kastanies e Parzakule, luoghi di confine tra la Turchia e la Grecia. Qui, nei giorni scorsi, i militari greci hanno sparato del gas lacrimogeno su donne e bambini che cercano di passare la frontiera, e, sempre in una zona di confine, il mare davanti l’isola greca di Lesbo, la guardia costiera ellenica è ferocemente attiva nell’impedire ai profughi lo sbarco sulle coste che hanno ospitato la poetessa Saffo. Le immagini, probabilmente, le abbiamo viste, c’è da chiedersi perché una nuova escalation di profughi verso l’Europa, qui entrano in gioco le superpotenze che usano i profughi come arma di pressione e di ricatto tra le parti.

Partiamo dalla Siria. La situazione ad Idlib si è aggravata dopo che i terroristi del gruppo fondamentalista Tahrir al-Sham il 27 febbraio hanno avviato un'offensiva su vasta scala contro le posizioni delle forze governative siriane, ed i combattimenti di questi giorni hanno aumentato il flusso di profughi in uscita dal paese. L'esercito siriano ha reagito al fuoco ostile. Nei bombardamenti dell'esercito siriano 33 militari turchi sono stati uccisi, più di 30 sono rimasti feriti.

Sostanzialmente, per protesta contro l’Unione Europea, la Turchia ha aperto le frontiere verso la Grecia, porta dell’Europa, addirittura Erdogan ha organizzato dei pullman per accompagnare i profughi alla frontiera. Ricordo che a partire dal 2015 è in vigore un accordo tra Unione Europea e Turchia: in parole povere Bruxelles paga fior fior di quattrini ad Ankara delegando ad Erdogan il controllo dei confini europei. Da quando è in vigore tale accordo il flusso dei migranti verso l’Europa, almeno attraverso la rotta balcanica, è notevolmente diminuito. Qualcuno riesce a passare, la polizia turca ogni tanto chiude un occhio, ma mai ci si era trovati di fronte ai numeri (si parla di oltre 100.000 persone) di questi giorni. La Grecia, che come è noto non vanta rapporti del tutto amichevoli col vicino turco, a sua volta respinge i profughi alla frontiera, rifiutando sostanzialmente di operare per conto dell’Unione Europea. Per i pochi che ce la fanno a superare il confine, si aprono le porte dei campi profughi come ad esempio quello di Moria a Lesbo, attrezzato per ospitare 2.000 persone ed oggi abitato da quasi 20.000 profughi, in condizioni igienico- sanitarie al limite della sopravvivenza.

Come andrà a finire? In giornata i presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento europei, Ursula von der Leyen, Charles Michel e David Sassoli, saranno alla frontiera greco-turca, dove sono ammassati migliaia di migranti. La missione arriva alla vigilia della riunione straordinaria del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue prevista giovedì e venerdì a Zagabria.

Una situazione simile si vive nel Nuovo Continente, ed interessa il Messico, gli Stati Uniti e molti paesi dell’America Latina. Ricordiamo che l’8 Giugno 2019 è stato firmato un accordo tra Messico ed Usa. "Sono felice di informarvi che gli Stati Uniti d'America hanno raggiunto un accordo firmato con il Messico. Le tariffe che dovevano essere applicate dagli Usa da lunedì contro il Messico sono dunque sospese a tempo indeterminato. Il Messico, a sua volta, ha accettato di adottare misure forti per fermare la marea di immigrati attraverso il nostro confine meridionale. Questo è stato fatto per ridurre, o eliminare, l'immigrazione illegale proveniente dal Messico negli Stati Uniti". Queste le parole del Presidente Trump a commento di tale memorandum, che di fatto ha spostato la frontiera americana al Sud del Messico.
Spostiamoci quindi a Tapachula, al confine tra Messico e Guatemala. In questi giorni la Comunità di Sant'Egidio (che in estate ha portato avanti una iniziativa simile nel campo profughi di Moria/Lesbo) ha incontrato centinaia di migranti, molte famiglie e tanti bambini, grazie all'apertura di un Centro diurno all’interno dell'«Albergue de Belen», il primo centro di accoglienza in terra messicana dopo la frontiera. Attualmente in questo luogo sono ospitate più di 300 persone di 8 nazionalità diverse tra cui 85 bambini. Tante le storie di sofferenza che hanno spinto questi migranti a lasciare la loro terra, come per esempio quelli che fuggono dalle bande criminali giovanili centroamericane (maras). Per i bambini la Comunità ha aperto due Scuole della Pace, una rivolta ai bambini dai 3 ai 6 anni, l’altra per i più grandi. Per gli adulti, invece, sono state inaugurate due scuole, una di lingua inglese che ha riscosso un successo enorme, ed un'altra di alfabetizzazione per chi non ha mai potuto imparare a leggere e scrivere in spagnolo, tra cui donne lavoratrici, contadini e giovani meccanici.
Molti dei migranti ospitati nel Centro non hanno ancora ricevuto risposta alle loro richieste di riconoscimento di asilo ed hanno paura ad uscire dal Belen. Infatti spesso la polizia effettua arresti di massa nelle strade di Tapachula portando tutti i non messicani in un centro di detenzione ed espulsione a 80 km dalla città.

Mentre scrivo queste parole, mi tornano alla mente le splendide parole che Papa Francesco ha pronunciato lo scorso 17 Novembre nel corso della terza Giornata Mondiale per i Poveri: "Come dimenticare i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l'uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città?" Continua Bergoglio: "La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera. Come scriveva Don Primo Mazzolari: 'Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta'".

Mario Scelzo

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