Marcello Fonte e San Francesco
"Da lui dobbiamo imparare ad andare controcorrente"
Francesco nel destino. Quello familiare e spirituale. È un nome che ritorna nella storia di Marcello Fonte, attore di origini calabresi, vincitore di prestigiosi premi internazionali e interprete di numerosi film anche oltreoceano, che il 14 settembre alle 21.30 nella piazza Superiore di San Francesco sarà uno degli interpreti di Requiem Universalis. Il corpo ritrovato: a 800 anni dalle stimmate di san Francesco. Dopo di lui, sul palco, letture eseguite dagli attori Mirko Frezza e Lidia Vitale e il Requiem di Mozart rivisitato in chiave moderna dal violinista Andrea Di Cesare collaboratore, tra gli altri, di Maneskin, Renato Zero e Carmen Consoli.
- Sul palco leggerà dei brani con la rievocazione della stigmatizzazione di San Francesco a La Verna. Quanto si sente vicino al Poverello?
San Francesco si spoglia delle sue vesti e diventa povero. Questo me lo fa sentire molto vicino perché anche io sono nato povero, ma mi sento ricco di quella povertà che ho vissuto. Sono stato fortunato a vivere con un padre contadino e una mamma casalinga che insieme hanno cresciuto sette figli sotto una baracca di lamiera.
- Oggi la situazione è molto diversa.
In questa epoca ci sono troppe cose, i ragazzini crescono viziati e si lamentano di tutto. A me invece quella povertà mi ha arricchito a livello umano. Se hai tutto significa che non hai nulla, soprattutto perché ti manca l’ingegno. Sono cresciuto giocando con quello che gli altri buttavano via. Recuperavo qualsiasi cosa, dalle macchinine alle biciclette e poi mi ingegnavo per aggiustarle e farle funzionare. Ora è tutto diverso: veder crescere mio figlio senza dare valore a quello che ha, mi addolora. La povertà deve essere vista come una ricchezza da parte di tutti noi, sono sconcertato dal troppo uso di strumenti diabolici come il cellulare che rapiscono le persone.
- Ma proprio per la storia dalla quale proviene, fare l’attore è stata per lei una forma di riscatto?
Recitare è il mio modo di esprimermi. Prima lo facevo con la musica, ma con la recitazione mi sento più a mio agio. E’ un modo per capire le persone e per ridare un’immagine vissuta delle loro storie. Attraverso gli altri interpreto e rivivo delle situazioni.
- Questa volta si confronterà con una cosa un po’ diversa, leggere brani su un episodio così significativo della vita di San Francesco.
Sono emozionato e mi sto preparando perché non voglio essere noioso. Quello che voglio è restituire il giusto senso della lettura. Cercherò di essere il più autentico possibile.
- Cosa vorrebbe lasciare nel pubblico che vedrà questo spettacolo?
Quello che rimarrà in un certo senso non mi interessa. Io mi presenterò come Marcello, con la mia timidezza e con i miei errori. Marcello persona, Marcello umano. Cercherò di rimanere umile per restituire il testo in modo semplice e diretto. La guida è tutta in quelle parole, non c’è da aggiungere altro.
- Lei è credente e Francesco è un nome ricorrente nel suo cuore.
Francesco è il nome di mio figlio e quello di mio papà che non c’è più. Nella mia vita sono stato padre tre volte: quando ho recitato in Dogman (ruolo che gli vale il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes, ndr) e mi sono sentito padre grazie alla bravissima attrice che interpretava mia figlia. Poi quando sono diventato padre di Francesco, che è stata un’esperienza del tutto nuova, ma soprattutto padre per me significa seguire la visione di mio papà Francesco. Il ricordo dei suoi valori, del suo senso del rispetto e del risparmio mi accompagnano tutti i giorni. Ho imparato tutto guardando mio padre, osservando quello che lui e mia madre facevano insieme.
- Proprio per questo suo legame con gli insegnamenti di Francesco, quale pensa che possa essere il contributo che oggi San Francesco e i francescani possono dare al mondo?
Andare controcorrente ed aprire gli occhi, spogliandosi di quello che si ha per trovare le cose vere e autentiche della vita. Siamo esseri unici che non devono essere divisi per categorie. Tutti i mari sono salati, ma ogni mare è diverso dall’altro. Avendo rispetto di sé stessi e degli altri non bisogna uniformarsi alla massa. E’ la libertà di pensiero che ci insegna ad aprire gli occhi e a sognare.
- Lei come artista può fare molto in questo senso, portando il messaggio al pubblico che la viene a vedere.
Voglio parlare dei problemi del mondo che vedo davanti a me. Sono preoccupato per mio figlio e il suo futuro. Mi sento un po’ come un prete in questa missione. Forse non è un caso che in gioventù ho pensato di prendere i voti.
Intervista realizzata da Eleonora Sarri per il Corriere dell'Umbria del 22 agosto 2024 in preparazione al cortile di Francesco: https://corrieredellumbria.it/news/cortile-di-francesco/302461/marcello-fonte-e-san-francesco-da-lui-dobbiamo-imparare-ad-andare-controcorrente-l-attore-e-il-poverello.html
Scopri il programma completo dell'evento sul sito www.cortiledifrancesco.it
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