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L’eredità lapiriana nella visione europea di Sassoli

Giovanni Emidio Palaia Ansa - Matteo Corner
Pubblicato il 16-03-2022

Un volto gentile nella politica

L’11 gennaio 2022 ci ha salutati David Sassoli. Un volto gentile e amico conosciuto nel giornalismo e nel Tg1, di cui fu anche vicedirettore. Sin dalla giovinezza, aveva abbracciato la dedizione alla vita politica che poi lo portò a essere prima parlamentare e poi Presidente del Parlamento Europeo. La sua figura ha suscitato soprattutto la passione e l’impegno costante per una vita politica nella quale emergeva un impegno sociale al servizio dell’unità del Paese e dei Paesi che compongono l’Unione Europea. Un tifoso della Fiorentina, “la Viola”, squadra della città in cui era nato.

Il ricordo dei familiari e degli amici
Come ha ricordato la moglie, questa morte ha rappresentato subito, a livello europeo, mondiale e italiano, il riconoscimento di un uomo che ha avuto una grandissima dedizione per il lavoro, distinguendosi per la modalità di comunicazione e di azione, presentandosi con una grandissima dignità nonostante una malattia che occupava la sua vita da tantissimi anni. I figli lo descrivono come “l’uomo che arrossiva davanti ai complimenti” e che “si entusiasmava anche incontrando una persona per le strade del suo quartiere”.

Ne hanno elogiato “la mitezza”, che la fama e la popolarità hanno solo maggiormente dimostrato, a livello nazionale e internazionale. In particolare, è stata sottolineata la sua umiltà, la sua dignità e il suo amore per la politica. I compagni di scuola hanno ricordato che la sua presenza si imponeva per il fascino e la passione già in quegli anni. Egli cercava di coinvolgere i giovani ad “impegnarsi”, ad essere dediti alla vita, sapendo che “dall’impegno di ciascuno può provenire un grande cambiamento”. Alcuni ex alunni del liceo Virgilio di Roma da lui frequentato ricordano che diceva: “facciamo di tutto per cambiare il mondo”. Fare di tutto per cambiare il mondo. In queste riflessioni vorrei, però, cercare di rintracciare una figura che, in qualche modo, lo ha aiutato ad essere quello che è stato.

Rintracciare la fiamma dei maestri
“Dobbiamo anche ricordare”, diceva David, “che coloro che hanno vissuto gli orrori dei conflitti mondiali ci hanno dato in custodia istituzioni democratiche ed europee. Tutti noi europei viviamo la responsabilità di quella custodia, la custodia della democrazia dell’Europa”. Alcuni di quelli che possiamo considerare come suoi maestri sono stati i tanti amici del babbo. Giorgio La Pira, Don Mazzolari, Don Milani o David Maria Turoldo, da cui il futuro Presidente del Parlamento Europeo prese il nome. Dietro grandi uomini, persone affascinanti e testimoni della vita politica, sociale e cristiana ci sono sempre grandi maestri, come dietro ogni grande esperienza ed esistenza umana. Come scriveva il grande Plutarco, “l’opera del maestro non deve consistere nel riempire un sacco, ma nell’accendere una fiamma”. Ecco perché vorrei rintracciare “la fiamma” che, in qualche modo, è stata accesa nella vita e nell’impegno di David Maria Sassoli dall’incontro con Giorgio La Pira.

Negli anni in cui è stato Presidente del Parlamento Europeo e nei giorni della morte, è apparso sempre più come la vita di quest’uomo è stata capace di suscitare diversi interrogativi, di promuovere incontro, dialogo, di far nascere il desiderio di un’Europa più viva e di un impegno europeo. È nato in tanti il desiderio di collaborare sempre di più per difendere il valore e la dignità di ogni persona. Se un politico come David è diventato una presenza così importante, capace di interrogare e di suscitare così tanto movimento, come disse il grande Jacques Rousseau, “l’arte di interrogare non è facile come si pensa, è più arte da maestri che da discepoli. Bisogna avere già imparato molte cose per saper domandare ciò che non si sa”. Quindi, rintracciamo quello che è stato il fascino che Giorgio La Pira ha trasmesso in David Sassoli nella sua esperienza politica e nel suo impegno al Parlamento Europeo per capire quale eredità ci trasmette, quale fiamma ci comunica.

Per Sassoli, il sindaco santo, padre della costituente, venerabile della Chiesa cattolica, Medaglia d’Oro della Repubblica Italiana, Giorgio La Pira era “un grande visionario, ma un visionario che era il più realista di tutti”. Aveva saputo indicare la via più realista per leggere in profondità i segni dei tempi. “Al rigore della enunciazione (egli era, senza nulla perdere della sua originalità e capacità creativa, un ortodosso ed un disciplinato) corrispondeva l’estrema apertura nel contatto umano, annotava Aldo Moro del suo amico e collega Giorgio La Pira. “Democratico da sempre per profonda convinzione, per stimolo religioso, viveva intensamente la sua esperienza di un incontro senza pregiudiziali, senza rigore, senza esclusioni”.

Non è un mistero che Sassoli, “per ragioni familiari, abbia incontrato il sindaco fiorentino diverse volte” e che gli fosse molto vicino, soprattutto per quanto riguarda il servizio e il riconoscimento della dignità di ogni persona e l’idea di Europa. In un incontro a Firenze di qualche anno fa, David Sassoli raccontò alcuni dei momenti in cui incontrò il professore La Pira.

Il primo incontro lo ebbe quando era bambino, e in quel giorno il sindaco santo, che era molto preoccupato perché le Acli volevano prendere le distanze dalla Dc, disse: “a noi ci garba l’unità”. Lo incontrò poi un’altra volta dopo un viaggio a Mosca e in questa occasione il sindaco fiorentino gli confidò che “i comunisti non avevano capito la modernità e avevano bisogno di entrare in dialogo con la contemporaneità”. Infine, un terzo ricordo è quello legato al 1977, quando Sassoli dovette accompagnare il sindaco santo dal Campidoglio alla stazione Termini. Trovandosi a guardare il panorama romano, l’anziano professore si rivolse al giovane studente, dal quale era considerato “un mito”, una guida del tempo e gli disse: “ecco, tutto quello che vedi è il frutto del diritto romano”. Sassoli diceva di aver ricevuto tre grandi direttive dal professor La Pira: “unità, dialogo e diritto”. Erano le tre indicazioni che in qualche modo noi possiamo rintracciare nell’operato europeo dell’ultimo Presidente del Parlamento.

Nell’omelia per i funerali il cardinale Zuppi ha sottolineato “quanto amore si sia manifestato alla morte di quest’uomo”. Segno di quella gioia che si percepisce da una vita che è donata agli altri. Il porporato ha sottolineato come “di David tutti portiamo nel cuore il sorriso, che è il primo modo di riconoscere l’altro e la sua dignità”. D’altronde, ha detto l’arcivescovo di Bologna, credo che nessuno abbia mai visto arrabbiato David.

Un metodo in politica
Possiamo pensare che le parole che il presidente del Parlamento europeo ha speso per il professor La Pira racchiudono l’eredità che egli ha ricevuto, ha pensato e ha ridonato e, allo stesso tempo, descrivono quello che egli stesso si proponeva come ideale del suo impegno politico. David Sassoli riconosceva nell’esperienza e nell’impegno del sindaco fiorentino il fatto che il suo agire non fosse né un fideismo, né semplicemente “improvvisazione”. La Pira, secondo Sassoli, era “un anticipatore”, tipico atteggiamento di chi con spirito profetico formato da una profonda vita interiore, vive l’impegno politico come “metodo”. Questa è la parola chiave dell’esperienza che David Sassoli ha ereditato: la politica va fatta non con improvvisazione, ma con metodo. Ciò che maggiormente occorre in questo momento complicato, in questa “svolta epocale” segnata dalla pandemia, è il discorso sul metodo. Un metodo costruito all’interno della vita, con delle scelte rigorose e precise.

A questo proposito, Sassoli era profondamente toccato da alcune parole che La Pira aveva indirizzato a Fanfani: “La sola metodologia di vittoria è la rinuncia a se stessi, il distacco radicale dalla propria piccola sfera... Gli strumenti che suggeriscono l'ambizione, la colpa, la meschinità, sono strumenti radicalmente privi di efficacia politica”. Avere un metodo in politica, diceva il Presidente del Parlamento europeo, è quello che distingue la postura l’uomo politico da “un piazzista del suo super ego”.

Le grandi intuizioni lapiriane nell’opera di David Sassoli: la centralità della persona umana
Partendo dalle grandi intuizioni lapiriane, cerchiamo di capire qual è “il metodo” del vero politico europeo che ci trasmette come eredità David Sassoli.
Innanzitutto, va ricordata “L’attesa della povera gente”, l’opera che Giorgio La Pira aveva scritto per Cronache Sociali. Davanti ad una realtà sociale di propaganda mussoliniana in cui venivano lesi i diritti più inviolabili della persona umana, La Pira si schiera come stile e come metodo con la povera gente. Leggiamo nel testo lapiriano: “Il mio no alla disoccupazione ed al bisogno non può che significare questo: che la mia politica economica deve essere finalizzata dallo scopo dell’occupazione operaia e della eliminazione della miseria: è chiaro!”.

Ciò significa avere il coraggio di guardare “il bisogno reale delle persone”. Guardarle significa anche lottare pacificamente per i loro bisogni, per evitare in qualsiasi caso la miseria, coscienti del fatto che i poveri e coloro che hanno bisogno non possono più aspettare: “la Firenze di La Pira non era solo un laboratorio teorico, ma il luogo in cui si stava combattendo il diritto alla casa per tutti, al lavoro per tutti, alla scuola e all’ospedale per tutti. I risultati che si erano ottenuti non arrivavano cavalcando l’onda di una congiuntura economica favorevole, ma precisamente ponendo in essere determinate scelte politiche”

David Sassoli aveva anche imparato che difendere il valore della persona umana e i suoi bisogni significa guardare “ad altezza d’uomo” Questo è un principio molto importante che il cristianesimo ha portato nel mondo. “L’uomo antico è assorbito dalla città e dalla famiglia”, scriveva E. Mounier, “sottoposto a un destino cieco, senza nome, superiore agli dèi. L’istituto della schiavitù non offende gli spiriti più alti di quei tempi. I filosofi non prendono in considerazione se non il pensiero impersonale, il cui ordine immobile regola la natura come le idee, la comparsa del singolare è come una incrinatura nella natura e nella coscienza [...]. Il cristianesimo, in mezzo a queste incertezze, porta all’improvviso una nozione decisiva della persona. Non sempre si comprende oggi lo scandalo che essa costituì per il pensiero e per la sensibilità greca”.

Il cristianesimo ha lottato per riconoscere la dignità e il valore di ogni uomo. Proprio guardando a questo principio emanato da Giorgio La Pira, secondo Sassoli bisognava e bisogna riprendere l”a lezione che i cattolici hanno portato all’Assemblea Costituente: il primato della società sullo Stato”. “In Italia”, rilevava Sassoli, “i costituenti cattolici e non solo seppero disegnare quel capolavoro che è la nostra Costituzione, intrisa di un personalismo che non ha l’odore di un incenso stantio e strumentale, ma il profumo di una passione di verità cristiana”. La politica deve essere democratica, pluralista, personalista e al servizio dei più poveri, allora deve avere come obiettivo quello di lavorare per la giustizia, diceva il Presidente del Parlamento europeo. Anche il grande Padre della Chiesa S. Agostino aveva detto che “uno Stato che perde di vista questo è soltanto una banda di ladri”...

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