Legami virtuali, sentimenti muti
Come ci cambia la tecnologia
Una famiglia - il padre, la madre, i figli - è riunita intorno al tavolo della cucina per la cena mentre nella stanza circola un robot, in forma di disco, che pulisce il pavimento ed è regolato direttamente dagli smartphone dei «suoi» familiari. Può sembrare la scena di una famiglia del futuro ma, in realtà, è la rappresentazione di un interno familiare contemporaneo in cui la domotica ha già un suo ruolo. Tuttavia la organizzazione tecnologica della casa - la domotica, appunto - in cui elettrodomestici, anche tecnologicamente sofisticati, sollevano uomini e donne dalle fatiche domestiche - rientra pur sempre all' interno dell' antica aspirazione umana di poter superare una volta per tutte il momento dell' animal laborans , come si esprime Hannah Arendt nel suo splendido Vita activa illustrando quelle necessità naturali alle quali gli esseri umani si illudono di poter sfuggire. Ben altra cosa, invece, accade in una famiglia quando la tecnologia e l' elettronica, con i computer, i cellulari, i social network, sollevano gli uomini e le donne da un' altra particolare fatica: amare e pensare (perché il pensiero è una forma amorosa).
È il tema, anzi, il cuore dell' ultimo libro di Vittorino Andreoli che un po' tutti noi, uomini e donne del XXI secolo immersi, come siamo, in una vita insieme reale e virtuale fino all' indistinzione e all' illusione, dovremmo leggere e considerare: La famiglia digitale. Come la tecnologia ci sta cambiando (Solferino). Noi, infatti, progrediamo se le macchine, create dall' intelligenza umana, ci risparmiano sforzi e fatiche ma, purtroppo, regrediamo se la cibernetica rimpiazza il nostro cervello e il nostro cuore. «Temo che l' industria robotica - dice Vittorino Andreoli in uno dei passi più drammatici del libro - avrà maggior successo nel fare di un uomo un robot piuttosto che, al contrario, nell' avvicinare un robot a un essere umano». Ha ragione? Se ci poniamo la domanda, se dubitiamo, se siamo spinti a pensare, come diceva Kant, con la nostra testa, piuttosto che cercare la risposta su Google, beh, vuol dire che Andreoli ha raggiunto il suo scopo e non tutto è perduto.
La famiglia è antica quanto l' umanità fino a identificarsi con la sua storia. Però, questo è uno di quei casi in cui la celebre frase di Carlo Levi - «il futuro ha un cuore antico» - forse non è vera. La famiglia sta cambiando sotto i nostri occhi e persino al di là delle naturali capacità umane di adattamento. L' istituto familiare ha resistito a tutto - cambiamenti, emancipazioni, rivoluzioni - perché, in fondo, la famiglia con il suo sistema di relazioni sentimentali e affettive o è stata, di volta in volta, proprio un fattore di mutamento o un elemento di equilibrio. Ora, invece - ed è questa la tesi del grande psichiatra -, con la rivoluzione digitale in atto la famiglia rischia seriamente l' estinzione perché è colpita proprio in quello che è il suo motore: la relazione affettiva.
La tecnologia digitale si sostituisce alla famiglia e con smartphone, internet, virtualità, persino con lo smartworking, crea un' appendice non dei muscoli ma della mente e del corpo umano fino a incidere, tramite una metamorfosi robotica, sulla percezione e sui sentimenti e così modifica, ad esempio, i rapporti tra genitori e figli con il mutismo affettivo. Possibile? Non impossibile, certamente. E l' intenzione dell' autore de L' uomo con il cervello in tasca , uscito nel 2019 sempre con Solferino, è mostrare come l' anima umana abbia in sé tanto la sua salvezza quanto la sua dannazione.
Ci sono alcune pagine de La famiglia digitale in cui sembra che Vittorino Andreoli si sia calato nella mitica caverna di Platone e che voglia condurre i suoi lettori, o i suoi pazienti e interlocutori, in fondo alla caverna, davanti alla parete in cui si muovono le ombre delle cose reali e i prigionieri, che hanno mani e piedi e collo legati, ignorano il mondo della luce e vedendo le ombre credono all' esistenza delle sole ombre. È questa l' immagine contemporanea dell' umanità in cui il mondo reale, fatto di corpo e anima, di incontri e affetti, di bellezza e di bruttezza, è stato inghiottito dalla virtualità in cui si ritiene che tutto possa essere vero o falso, giusto o sbagliato in base a un like ? Proprio così. Tuttavia, non bisogna fraintendere: lo psichiatra non condanna la rivoluzione digitale ma invita il lettore a pensarla fino in fondo, fin giù nella caverna della nostra anima, che già Eraclito diceva insondabile. Come se alla «famiglia digitale» servisse una «famiglia filosofica» per «uscir a riveder le stelle». (Corriere della Sera)
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA