La suora di clausura che scrive romanzi
Una vita che davvero ogni giorno si trasforma "nel centuplo già quaggiù", una prima "fuga" dalla vocazione e poi l'abbandono convinto ad essa, come se si fosse trattato di una rocambolesca storia d'amore contrastata, con una lei che cerca di non cedere alla sua corte e un Lui che persevera nel "corteggiamento"... E poi un giudizio limpido, sereno, preciso, senza cedimenti ma senza irrigidimenti, verso quello che che è il "mondo".
Suor Maria Manuela Cavrini, dell'ordine delle clarisse, vive nel monastero di clausura di Città di Castello vicino Perugia, e ci è apparsa così, sintetizzando a grandi linee il suo carattere, la sua storia, il suo percorso di fede, quando abbiamo letto alcuni articoli che la riguardavano.
Insieme alla profonda impressione suscitata nell'ascoltare le sue parole, nel leggere di lei, ci è tornata alla memoria la bellezza di Città di Castello, l'impressionante numero di conventi, monasteri chiese che vi sono state costruite e la ricchezza della loro presenza.
Stimolati da tutte queste immagini, parole, ricordi, riflessioni, abbiamo pensato di riproporre un libro, uscito qualche mese fa, che proprio questa religiosa ha scritto scegliendo la forma di un romanzo - dialogo, piuttosto inusuale nella produzione letteraria contemporanea.
Si intitola "La stella di Miryam", è stato pubblicato dell'editore Itaca ed è appunto il racconto di un cammino del cuore, che la protagonista compie seguendo una stella che la viene a visitare e la traccia luminosa dei poeti che l'autrice ama. Interessante e certo non scontato "particolare": la prefazione del libro e' firmata dalla scrittrice Dacia Maraini, apparentemente molto lontana dall'esperienza di una monaca di clausura.
Eppure le sue parole dimostrano una comprensione profonda e affascinata del libro in questione: "Sembra di vederla, Myriam, sola e coraggiosa, rapita in osservazione del cielo, mentre ascolta le parole della sua Stella parlante, quella stella che lei ha preso come interlocutrice di un dialogo a cuore aperto".
Suor Maria, prima di entrare in convento, studiava letteratura a Bologna. Dopo la sua scelta di vita, questa passione per la letteratura non solo non si è esaurita, ma ha ricevuto slancio e nuove prospettive. L'autrice ha scritto numerosi testi, prima di questo, sulla preghiera, sulla, poesia, sulla bellezza. Ed è responsabile di una rivista, "Forma sororum. Lo sguardo di Chiara d'Assisi". La sua è una ricerca che continua, sempre, e sempre fa nuove scoperte. "Il credente e l'artista sono fratelli", spiega suor Manuela."Sono entrambi in bilico tra finito e infinito, tra temporale ed eterno, tra limitato e assoluto. Si affacciano sugli abissi della vita per carpirne i segreti, per esprimere l'inevitabile. Sono divorati entrambi dalla fame di assoluto e arsi dalla sete della distanza. L'arte come la fede, si nutre di stupore, di gratuità, di contemplazione".
Anche la forma scelta dall'autrice per quest'opera sorprendente, è piuttosto inusuale, ossia il prosimetro, l'alternanza di prosa e di versi, una forma quasi completamente scomparsa dall'attuale panorama letterario.
Il viaggio descritto è tutto interiore, ma nello stesso momento proiettato verso l'infinito -in fondo, si tratta dello stesso percorso della vita in convento, raccolta all'interno delle mura per poi gettarsi verso l'intero mondo, fino alla soglia dell'Onnipotente - e Miriam, personaggio che tratteggia l'autrice ma anche chiunque voglia intraprendere un viaggio simile, lo compie guidata da una stella, familiare ma anche misteriosa, imprevedibile, com'è la vita quotidiana.
Questo racconto fatto di osservazioni, riflessioni, meditazioni, si intreccia in dialogo con versi bellissimi, tratti dalle opere di Rainer Maria Rilke, Czeslaw Milos, Anna Achmatova, insieme ai grandi poeti mistici italiani, come Clemente Rebora o Elena Bono.
"Il Dio buono e sovrano si e' fatto uomo per arrivare fino a noi, per rendersi noto", dice la Stella attraverso Myriam. E dunque la convinzione profonda è che l'amore del Creatore per tutte le sue creature, anche le più piccole e umili, non viene mai meno, ed ogni vita conserva in se' la traccia indelebile del Mistero che trasforma tutto, il riverbero di una luce che non si spegne mai, come quella, lontana e allo stesso tempo vicina, della Stella di Myriam. ACI STAMPA
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