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La strage di sacerdoti

La Stampa, Domenico Agasso jr. Franco giubilei Vatican News
Pubblicato il 25-03-2020

In poco più di due settimane, nella casa madre dei Saveriani a Parma sono morti 12 missionari

In poco più di due settimane, nella casa madre dei Saveriani a Parma sono morti 12 missionari, una situazione drammatica che va a sommarsi ai 67 preti deceduti finora in tutta Italia a causa del contagio da Covid-19. Che il Parmense sia una delle zone più colpite dalla pandemia in Emilia-Romagna lo dicono i numeri, che da diversi giorni vedono questa provincia al secondo posto dopo Piacenza sia per malati (solo ieri 71 in più) che per decessi (più 20), ma quanto sta accadendo nell’edificio di viale San Martino ha proporzioni ancora più gravi: «Assomiglia a una decimazione, cominciata circa 16 giorni fa e proseguita quasi al ritmo di una morte al giorno – racconta Rosario Giannattasio, padre superiore della congregazione fondata a Parma più di un secolo fa -. Qui attualmente ospitiamo 43-44 confratelli di passaggio o di ritorno dalle missioni, sempre qui hanno sede varie attività amministrative e un’infermeria al quarto piano».

I volti e le storie dei missionari deceduti, tutti di età superiore ai 73 anni, chi over 90 e già in condizioni di salute molto precarie, sono pubblicati nel sito ufficiale della congregazione. A impressionare è anche la circostanza che manca la sicurezza sulla causa di morte: «Coronavirus? Non possiamo saperlo per certo, semplicemente perché non hanno fatto le analisi – spiega il padre superiore -, i certificati medici parlano di arresto cardiaco o di altri motivi, di sicuro i più vecchi sono stati i più colpiti. Siamo fortunati ad avere un medico interno, che si occupa dei nostri confratelli, perché ci sentiamo un po’ soli».

Il religioso aggiunge di aver fatto presente la situazione alle autorità sanitarie già coi primi casi sospetti, tanto che «l’11 marzo scorso è stato tolto il personale dipendente». Chiusa e sanificata la lavanderia e chiusa anche la mensa, coi pasti affidati a un’azienda esterna. Tre operatori sono stati trovati positivi al coronavirus, chiaro segnale che il contagio era dilagato nella struttura. Attualmente i Saveriani osservano la quarantena, ma nella casa madre ci sono altri ospiti a rischio: «Sette-otto persone non stanno bene, altri due sono già in ospedale e c’è il rischio che la strage continui. Ho la sensazione che il sistema sanitario faccia veramente fatica a fronteggiare l’emergenza e che non stia funzionando».

Dall’Ausl di Parma, assediata dal contagio in continua crescita che si abbatte anche su molte altre strutture per anziani, dicono di aver attivato le procedure del caso più di dieci giorni fa: «Quando siamo stati informati siamo intervenuti con un’inchiesta epidemiologica, abbiamo dato indicazioni su come fronteggiare la situazione e messo in quarantena la casa – spiega Bianca Borrini, del servizio di igiene pubblica -. La nostra pneumologa si è recata due volte nella struttura, che è stata visitata anche dai medici del 118 e dalla pubblica assistenza».

Questa vicenda si aggiunge alle prime cifre strazianti che emergono sul clero italiano. Anche i preti infatti stanno pagando un tributo altissimo alla pandemia. Il coronavirus è stato letale per 67 sacerdoti, 22 solo nella diocesi di Bergamo. Ma ci sono lacrime anche a Lodi, Milano, Cremona, Mantova, Parma, Pesaro, La Spezia, Nuoro. E Salerno. La maggior parte è morta «sul campo», pienamente in attività. Ieri il Papa li ha ricordati, insieme a medici e infermieri che hanno perso la vita «perché erano al servizio degli ammalati».

E comunque i lutti nel mondo ecclesiastico sono molti di più, perché il computo non comprende missionari, religiosi e suore, che non sono direttamente collegati con la Chiesa italiana bensì ai rispettivi ordini e congregazioni (è il caso dei Saveriani di Parma), come spiega Francesco Ognibene, il giornalista di Avvenire a cui si deve il complicato lavoro del primo conteggio. Nella Spoon River si piange don Franco Carnevali, 68 anni, che in Lombardia «ha fatto tanto bene alla vita di tanti», ha scritto don Davide Milani. A Bergamo il virus si è portato via anche don Fausto Resmini, 67 anni, «prete degli ultimi»: aveva creato la Comunità per minori Don Milani di Sorisole, e con il suo camper del servizio «Esodo» portava viveri ai senzatetto. Al Sud, nella diocesi di Salerno, il triste primato del più giovane: don Alessandro Brignone aveva 45 anni.

La Stampa, Domenico Agasso jr. Franco giubilei

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