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La storia di Modesta Valenti, simbolo dei senzatetto

Mario Scelzo Ansa - MICHELA SUGLIA
Pubblicato il 30-11--0001

Il giro del Martedì ovvero la distribuzione di panini, bibite e coperte presso le Stazioni di Roma

Modesta Valenti era una barbona con “residenza” abituale alla Stazione Termini di Roma. Il 31 Gennaio del 1983 si sentì male, qualcuno chiamò una ambulanza, ma Modesta era sporca ed aveva i pidocchi, ed il personale della ambulanza rifiutò di prenderla a bordo. Le notizie sono confuse, sembra che passarono 5 ore di rimpalli burocratici tra 118 e Servizi Sociali, la sostanza è che nessuno si prese cura di lei, che morì sola tra il confuso viavai della Stazione.

La Comunità di Sant’Egidio, allora “giovane” gruppo nato nel 1968 e ancora non attivo nel campo della accoglienza ai “barboni”, da subito sentì dolore e compassione per questa povera anziana sola che oltretutto al momento del decesso non aveva documenti: passarono 9 mesi per la sua identificazione e la successiva celebrazione del suo funerale.


E’ proprio a partire dall’incontro, seppure post-mortem, con Modesta, che Sant’Egidio inizia a ragionare e strutturare il suo impegno per i senza fissa dimora: nasce il cosiddetto “giro del Martedì” (ovvero la distribuzione di panini, bibite, coperte ma soprattutto “amicizia” presso le Stazioni di Roma), pochi anni dopo aprirà la Mensa di Via Dandolo (che oggi fornisce pasti per 600 persone al giorno, 3 volte alla settimana), successivamente si arriverà all’apertura di alcune strutture allogiative.


A partire dalla Memoria di Modesta è nato ed è cresciuto negli anni quello che Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, ha definito sulle colonne dell’Hufftington Post “Un movimento di solidarietà con i senza fissa dimora ”.

Anche quest’anno, Sant’Egidio ha ricordato Modesta con due iniziative: una cerimonia –presso la targa che la ricorda al Binario 1 di Roma Termini – ed una sentita e partecipata liturgia –presso la Basilica di Santa Maria in Trastevere – dove vengono ricordati i nomi di tutte le persone conosciute dai volontari alle stazioni negli anni morte a causa del freddo, delle malattie e della indifferenza; successivamente alla Liturgia, si è poi tenuto un pranzo della “famiglia allargata” di Sant’Egidio, al quale hanno partecipato, in un clima festoso e conviviale, oltre 500 persone povere.


Ho partecipato (sono da anni un volontario di Sant’Egidio, attivo proprio nel campo della accoglienza ai senza fissa dimora, quindi in questa seconda parte dell’articolo passerò al racconto personale) ad entrambe le cerimonie (con sacrificio, anche al pranzo!), e come ogni anno mi hanno  colpito la partecipazione calda e non formale di tante persone, volontari ma anche “amici” della strada, che ricordando Modesta hanno fatto memoria di amici scomparsi a causa delle difficoltà della vita di strada.


Ci tengo però ad aggiungere che la Memoria di Modesta ci ha anche aiutato, come Comunità, nel corso degli anni, a “strappare” tante persone dalla vita di strada. Prossimamente vorrei raccontare ai miei lettori qualcuna delle storie di “liberazione” e di ritorno ad una vita nuova, da parte di persone (che da “anonime” diventano Franco, Antonio, Rita, Konrad, ovvero presenze amiche) che, sostenute dall’amicizia coi volontari, hanno lasciato il loro giaciglio alla stazione per tornare a vivere in una casa, ritrovando in certi casi il lavoro, gli affetti familiari, le gioie della vita. Prometto ai miei lettori di raccontare qualcuna di queste storie di “resurrezione” prossimamente su queste pagine, allo stesso tempo vi rimando con piacere al mio Blog “Storie di Buone Notizie ”, dove ad esempio trovate la Storia di Rosa e della Villetta della Misericordia.

In questo rigido inverno poi, come forse saprete, noi  di Sant’Egidio, in Accordo con la Santa Sede (proprietaria dei locali) abbiamo aperto a 30 senza fissa dimora le porte della Chiesa di San Callisto nel cuore di Trastevere, un rifugio temporaneo per sopravvivere al freddo polare che ha colpito il Belpaese, inoltre il “giro del martedì” nel mese di Gennaio ha avuto una cadenza quotidiana. Posso però con piacere testimoniare che in tanti ci hanno aiutato ed hanno chiesto di farlo, sia partecipando al giro, sia donando coperte e vestiti, sia offrendo un contributo economico. Cito per tutti una persona di cui non farò il nome, una allegra e dinamica signora di anni 84, che sapendo della mia partecipazione alle attività di Sant’Egidio mi ha contattato per donare una abbondante quantità di vestiario. “La salute non mi permette di essere con voi alla Stazione, ma ci tenevo a dare il mio contributo. La vita mi ha donato tanto, è giunto il momento di “restituire” a chi ha bisogno”.

Il giro, i panini, l’affetto, l’accoglienza, l’amicizia, in certe situazioni un tetto ed un letto, una vita nuova, tutto questo è nato dal ricorco di Modesta Valenti, non un noioso e ripetitivo atto rituale ma una Memoria capace di creare una grande rete di solidarietà.


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