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La sfida educativa dei videogiochi

Marco Guerra Pixabay
Pubblicato il 16-11-2020

Tra rischi, limiti e opportunità

"Abbi cura del tempo libero e delle relazioni" è la frase che ha guidato i lavori del webinar sulle sfide educative poste dai videogiochi, promosso dall’ufficio per la Pastorale dello Sport e tempo libero della diocesi di Albano, in collaborazione con il Centro sportivo italiano, comitato provinciale di Roma.

I temi scelti

Il convegno on-line “Edu-games. Visita guidata al mondo dei videogiochi”, si è svolto domenica su piattaforma Zoom e in streaming sul canale Youtube della diocesi di Albano. L’incontro ha riunito educatori, psicologi e gamers, accomunati  dalla consapevolezza della diffusione degli E-games tra i giovani e della loro rilevanza a livello economico. Tanti i temi affrontati: dalle opportunità alle minacce, dal mondo dei social all’evoluzione della narrazione nei videogames, fino all’identità virtuale.

I giochi violenti

I rischi e le derive comportamentali legate all’abuso dei videogiochi in questi anni sono stati oggetto di molte indagini. Il rapporto “Venduti ai minori”, realizzato dal Moige e condotta su un campione di circa 1400 soggetti ha evidenziato ad esempio che circa la metà dei ragazzi italiani dice di aver giocato a videogames con contenuti volgari o violenti (quelli in cui il giocatore diventa protagonista di violenza esplicita simulata come stupri, rapine, la possibilità di investire persone con le auto). Tra l’altro, l’isolamento sociale imposto dalla pandemia, rischia di accentuare l’abuso di videogiochi durante tutto il corso della giornata.

Pasquini (Csi): educare i genitori

Il target a cui ci rivogliamo è quello dei genitori e degli educatori; non essendo nativi digitali non conoscono le dinamiche dei videogiochi, l’obiettivo è quindi aiutarli ad utilizzarli evitando da un lato di considerarli come dei baby sitter virtuali e dall’altro l’atteggiamento di chiusura e divieto totale”, spiega a Vatican News Daniele Pasquini, presidente del Comitato provinciale di Roma del Csi (Centro sportivo italiano).  “Non ha senso - prosegue -  demonizzare un fenomeno che oggi ha una presa enorme sui più giovani, bisogna cercare di capirlo, di starci dentro e di provare ad orientarlo, evitando i rischi e valorizzandone le potenzialità”. 

Cade il confine tra reale e virtuale

Secondo l’esponente del Csi c’è un pericolo derivante dalla dipendenza, dal non sapersi più staccare dal gioco ma anche un rischio legato dalla dipendenza economica. Questi giochi comportano infatti una serie di step successivi a pagamento. Poi c’è il discorso dell’identità digitale con cui ci si approccia agli altri giocatori, questo è un filone già analizzato con le dinamiche sui social. “Per un ragazzo distinguere reale dal virtuale diventa impossibile – spiega ancora Pasquini – la vita si svolge in entrambi gli emisferi, i giovani devono pertanto sviluppare una capacità critica, dobbiamo insegnar loro ad evitare i pericoli della vita virtuale come una volta si faceva per la vita reale”.

Le periferie esistenziali

L’ambito dei videogiochi rientra nella logica delle periferie esistenziali citate da Papa Francesco, sottolinea in conclusione il presidente del Comitato provinciale del Csi. “Nell’on line - afferma - non ci sono periferie geografiche ma esistenziali, è un settore che dobbiamo abitare anche alla luce del magistero della Laudato sì che ci invita a vivere in una società connessa e che guarda al futuro, ma questo futuro va orientato e non lasciato a logiche prettamente commerciali come quelle che guidano il mondo dei videogames”. (Vatican News)

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