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La scienza non deve occuparsi solo di pandemie

Angela Ambrogetti
Pubblicato il 14-11-2020

La Pontificia Accademia delle scienze conclude la Sessione Plenaria su sopravvivenza

Scienza e società nella situazione attuale di Pandemia si incontrano con realtà e devono guardare oltre il momento presente. La Pontificia Accademia delle scienze ha diffuso la Dichiarazione finale della sua sessione plenaria, che si è conclusa il 28 ottobre scorso. I lavori sono stati dedicati al tema “Scienza e sopravvivenza. Il Sars-CovV-2 e il rapporto tra i rischi su larga scala per la vita del nostro pianeta e le opportunità che la scienza ci offre per affrontarli”.

Oltre la pandemia quindi guardando ad esempio al fatto che il ruolo dell’intelligenza artificiale(ia) nel processo decisionale per contrastare il coronavirus è sempre più importante. L’ia ha già dato un contributo importante alla prevenzione, nella diagnosi precoce e nel controllo del trattamento, nel tracciamento dei contatti, nella previsione dei trend della pandemia, nello sviluppo di farmaci e vaccini e, infine, nella distribuzione e nel monitoraggio a lungo termine. Le soluzioni più attendibili derivanti dall’ia sono quelle che cercano un allineamento con gli obiettivi etici. Questioni quali correttezza, trasparenza, riservatezza, istruzione e sicurezza sono ora più chiare. La collaborazione sugli strumenti dell’ia, gli standard qualitativi e la condivisione richiedono attenzione proprio a causa del rapido aumento del volume dei dati in questo campo”.

Ovviamente la ricerca scientificadev’essere attendibile e spiegata a parole chiare” e  quindi gli uomini di scienza non devono “dare false speranze né dichiarare che, in termini scientifici, esista qualcosa di simile alla verità assoluta”. Il ruolo delle Accademie è quello di mediare e “filtrare le notizie scientifiche, promuovendo quelle che dureranno e distinguendole da informazioni che lasciano il tempo che trovano”. Una riflessione anche sulla politica, perché “la pandemia di covid-19 ha portato a un’inversione del rapporto tra scienza e politica. Ora, infatti, a parte poche riprovevoli eccezioni, sono i politici stessi a chiedere direttamente il parere della scienza prima di adottare un provvedimento e questo accade in tutto il mondo e in tutte le culture, probabilmente perché la crisi attuale non è percepita come provocata dall’uomo, ma come un’epidemia di origine ancora ignota, che genera forte incertezza, insicurezza e impotenza”.

E lo studio contro le pandemie può portare lontano: “Potrebbe infatti essere necessario rivedere i sistemi di produzione del cibo di origine animale al fine di ridurne i rischi di trasmissione”. C’è poi il valore significativo della comunicazione: “I governi, gli enti pubblici, le comunità scientifiche e i mezzi di comunicazione (inclusi i social media) spesso non riescono a garantire una comunicazione responsabile, trasparente e tempestiva, che è fondamentale per fornire risposte adeguate”. Ma la scienza da sola non basta all’uomo, senza solidarietà, libertà e uguaglianza sono solo parole vuote e occorre “recuperare la spiritualità”. L’invito ai  è invocare “Dio affinché illumini le persone di scienza nel trovare soluzioni pertinenti ai problemi che ci affliggono. È fondamentale infatti che scienziati, responsabili politici e istituzioni religiose collaborino da vicino in tali pesanti circostanze con l’obiettivo di contribuire a superare le divisioni che sono in aumento nelle nostre società”. (AciStampa)

 

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