La mission impossible di Sergio Mattarella: trovare un leader per formare un governo
“Aiutami Obi-Wan Kenobi, sei la mia unica speranza”. C’è un simpatico fotomontaggio che gira in rete e che vede al posto della Principessa Leila il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedere aiuto al Maestro Jedi Obi- Wan Kenobi. Per i pochi che non conoscessero la saga di Star Wars, si tratta di una vignetta che vuole sottolineare la “Mission Impossible” del Presidente della Repubblica, chiamato a formare un Governo in mancanza di una maggioranza parlamentare. Le elezioni di domenica scorsa hanno indubbiamente generato uno scossone nel panorama politico italiano, ma allo stesso tempo non hanno visto nessun partito o coalizione prevalere in maniera netta ed insindacabile, in sintesi nessuno è in grado di salire al Quirinale sapendo di avere la maggioranza nei due rami del Parlamento.
Cosa succede adesso? Quali le tappe istituzionali? Quali le possibili vie di uscita da questa situazione? Proverò a dare alcune risposte. Se rispetto al percorso istituzionale esistono delle certezze, in merito alle vie di uscita entriamo nel campo delle ipotesi e delle probabilità. Iniziamo rapidamente dalle tappe istituzionali. La prima seduta delle nuove Camere, si terrà il 23 marzo e sarà dedicata all'elezione dei due presidenti. L’elezione del presidente del Senato avviene a scrutinio segreto e richiede la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell'assemblea nei primi due scrutini. Nel caso in cui non ci sia esito positivo, è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei senatori presenti nel terzo scrutinio. Se nessuno riporta la maggioranza richiesta, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che abbiano ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti, anche per il ruolo di supplente del Capo dello Stato che il presidente del Senato è chiamato a svolgere. A parità di voti è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età. Quindi al massimo domenica 25 o più probabilmente entro sabato pomeriggio si conoscerà il nome del nuovo presidente del Senato. Per l'elezione del presidente della Camera, il regolamento prevede che avvenga a scrutinio segreto. Per l'elezione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti nella prima votazione, la maggioranza dei due terzi dei voti nella seconda e la maggioranza assoluta dei voti dopo il terzo scrutinio. In sintesi, al massimo Domenica 25 sapremo il nome del Presidente del Senato, mentre alla Camera in teoria si potrebbe andare avanti per settimane, in assenza di un accordo tra le principali forze politiche.
Secondo molti autorevoli commentatori, Mattarella guarderà con molto interesse a quanto avverrà a Montecitorio, la maggioranza che eleggerà il Presidente della Camera potrebbe essere quella favorita nella formazione di un nuovo Governo. Tutte le procedure (vi risparmio i dettagli) per l'insediamento delle Camere e dei Gruppi parlamentari dovrebbero concludersi intorno alla domenica di Pasqua, il primo aprile. Dalla settimana successiva è possibile quindi il via alle consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per capire se e come sarà possibile dar vita a una maggioranza in grado di esprimere e sostenere un governo. Al Quirinale saliranno i presidenti delle Camere, l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e i rappresentati dei gruppi parlamentari. Al termine delle consultazioni Mattarella deciderà il da farsi: se conferire l'incarico esplorativo o l'incarico pieno per formare il nuovo governo. Nel frattempo, l'attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, resterà in carica per gli affari correnti. Fino a qui esiste un percorso lineare, scandito dalla prassi istituzionale. Spostiamoci nel campo delle ipotesi. La domanda che tutti si fanno è, a chi affiderà l’incarico Mattarella?
A Luigi Di Maio, espressione del primo partito italiano, o a Matteo Salvini, espressione della prima coalizione? Concentriamoci solo sulla Camera dei Deputati. Il Movimento 5 Stelle ha una pattuglia di 229 deputati, moltissimi indubbiamente, ma ben 86 di meno dei necessari 315 per avere la maggioranza. Il Centrodestra si ferma a quota 260, ne servirebbero “solo” altri 55 per raggiungere la maggioranza. Il vero problema è che se dai numeri passiamo alla politica sembra davvero difficile ipotizzare degli scenari. Dai rumors sembra che Di Maio guardi al Partito Democratico, ma è davvero difficile che quello che dal movimento è stato dipinto negli anni come il “nemico”, il “male dell’Italia”, la “piovra”, possa sostenere un governo pentastellato, oltretutto le dichiarazioni di Matteo Renzi e di quasi tutti i maggiorenti del Pd non sembrano avallare questa ipotesi. Numeri alla mano ci sarebbe l’opzione di un accordo Lega/M5S, i due partiti avrebbero i numeri necessari per sostenere una maggioranza, ma né Salvini né Di Maio sembrano interessati a coalizzarsi.
La posizione del Pd è surreale, in quanto si tratta indubbiamente del partito uscito sconfitto dalle urne, ma allo stesso tempo “corteggiato” dagli altri partiti, perfino la Lega, un partito per ideali lontanissimo dal Partito Democratico, è intenta a lanciare segnali di distensione verso Largo del Nazareno. Anche qui, mi sembra davvero difficile ipotizzare una alleanza tra la Lega ed il Pd, si pensi solo alle enormi divergenze sul ruolo dell’Italia in Europa e sulle politiche migratorie. E quindi? Restano due le ipotesi in campo. Una prevede il ritorno alle urne, una volta constatata l’impossibilità di formare una maggioranza di Governo, ma tornare alle urne con questa legge elettorale vorrebbe dire probabilmente ritrovarci tra qualche mese con la stessa situazione. L’ultima ipotesi è quella che personalmente ritengo più praticabile, il cosiddetto Governo del Presidente. In sintesi, si individua una figura di garanzia (ad esempio il Presidente della Banca d’Italia o quello della Corte Costituzionale) che propone ai partiti una piattaforma programmatica semplice e snella: modifica della legge elettorale garantendo un premio di maggioranza alla coalizione vincente, gestione delle pratiche correnti, presentazione della legge di bilancio e ritorno al voto in tempi brevi. In sostanza, sarebbe un Governo di tutti e di nessuno, necessario per la stabilità del paese ed allo stesso tempo utile ai partiti per potersi ripresentare alle prossime elezioni con idee e proposte più chiare. Altrimenti non resta che affidarsi ad Obi-Wan Kenobi.
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